Che importa il caldo d’agosto, sui saldi lodigiani soffia ancora una sottile folata di gelo. I negozianti del centro storico si dicono “poco soddisfatti” e la maggior parte è sicura di non aver guadagnato più dell’anno scorso in questa stagione di sconti appena terminata.
La conferma arriva anche dall’Asvicom, l’associazione di categoria guidata a livello provinciale da Massimiliano Cappellato: «L’andamento dei saldi rispecchia fedelmente l’andamento del commercio nei primi mesi dell’anno - afferma -, il settore nel 2011 ha subito un calo che si aggira attorno al 20-25 per cento, un’analisi non scientifica ma che comunque mostra la realtà. La contrazione è stata notevole e ha colpito tutti i comparti, specialmente l’abbigliamento, le eccezioni sono poche. Ognuno ha la sua opinione sull’organizzazione dei saldi e la liberalizzazione, questo non cambia il dato di fondo: le famiglie non hanno più capacità di spesa, a causa della recessione e dell’alto indebitamento, è ovvio che prima di tutto a soffrirne è il commercio, perchè se devi rinunciare a qualcosa... togli il superfluo». Così anche se il costo di un paio di jeans passa da 100 euro a 50, il prezzo resta sempre fuori dalla portata dei clienti.
L’Asvicom sottolinea di aver raccolto pareri positivi sugli ultimi eventi organizzati in città, come la notte bianca: «È questa la strada giusta, l’importante è tenere l’atmosfera viva. Fino a questo momento, nonostante la preoccupazione degli esercenti, nessuno ha intenzione di spostare l’attività fuori provincia».
Ieri mattina 17 negozianti che lavorano nel cuore della città hanno deciso di rispondere a un questionario (non scientifico) stilato per scoprire qual è lo stato d’animo della categoria e come sono andati gli affari. Alla domanda “quanto sei soddisfatto dei saldi”, solamente in tre hanno crociato la casella “tanto”, 8 hanno scelto “poco”, mentre 6 hanno preferito “abbastanza”. Quasi tutti, 14 su 17, ritengono di aver guadagnato meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Dal loro punto di vista, ciò che contribuisce maggiormente alla crisi del commercio è la difficoltà in cui si trovano le famiglie: molti lodigiani hanno perso il lavoro, altri sono in cassa integrazione, il portafoglio piange. A tutto questo si aggiungono i discorsi sullo “spread” e sull’economia che zoppica, capaci di seminare panico e incertezza. Senza contare che «è cambiato il modo in cui la gente spende i propri soldi».
C’è una parte degli esercenti, 8 in tutto tra coloro che hanno partecipato al questionario, che si lamenta delle politiche sul commercio, puntando il dito contro il modo in cui sono organizzati gli sconti. Più di un negoziante ritiene che la stagione inizi troppo presto, sia in estate che in inverno. «Il periodo di svendita dovrebbe durare solo 30 giorni, piuttosto sarebbe meglio applicare delle promozioni durante l’anno creando interesse nella gente», fanno sapere da Sisley, in corso Roma. Con gli sconti spesso ci si trova nella situazione di dover svendere la merce, senza contare che le ultime norme approvate fanno sì che «i saldi ci siano praticamente sempre».
Qualcuno si toglie un sassolino dalla scarpa, criticando l’assenza di movida e di giovani nel cuore della città, in grado di rendere più appetibile anche lo shopping. Un “dormitorio” che fa sì, secondo i professionisti intervistati, che la piazza di Lodi sia “snobbata” dalle catene più grandi, disposte a investire altrove. Non manca una “tirata d’orecchie” al Comune, per via, naturalmente, dei parcheggi.
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