LODI Trecento pacchi dall’Erbolario donati agli ammalati dell’oncologia

Da ieri, fino all’Epifania, l’Alao distribuirà i regali profumati ai nuovi pazienti che verranno ricoverati

Alao, Asst ed Erbolario insieme per un Natale profumato in corsia. Ieri pomeriggio, come ogni anno, l’impero lodigiano delle creme e dei profumi a base di erbe ed essenze naturali, ha donato al reparto di oncologia, alla chirurgia e al day hospital ben 300 pacchi regalo.

Ogni giorno, fino all’Epifania, le volontarie dell’Alao distribuiranno una confezione ai pazienti.

Ieri all’avvio dell’iniziativa erano presenti la presidente dell’Alao Carla Bertani Allegri, il direttore generale dell’Asst Salvatore Gioia, le volontarie dell’Associazione lodigiana amici di oncologia, i primari di medicina e oncologia Annamaria Masu e Giovanni Ucci con l’equipe infermieristica.

«La dottoressa Daniela Villa dell’Erbolario - spiega la presidente dell’Alao - si scusa perché ha avuto un impegno e vi porta i suoi auguri di Buon Natale; noi la ringraziamo per la consueta generosità».

Parole di ringraziamento sono andate anche all’Alao: «È un supporto fondamentale - ha detto Ucci - per la connessione con il territorio. Migliora il servizio».

È vero, ha aggiunto il direttore «le volontarie dell’associazione sono delle sentinelle molto importanti. Possono stare vicine alle pazienti nella loro intimità».

L’Alao ha chiesto al direttore che venga affisso un cartello con il nome delle associazioni presenti in ospedale: «Nella casa di comunità - ha detto Gioia - ci sarà uno spazio per il volontariato e il terzo settore. A Sant’Angelo c’è già. Apprezzo molto i vostri progetti. Credo che anche quelli relativi al make up, per esempio, siano di grande aiuto alle pazienti e aumentino la loro autostima. Potreste favorire, insieme alle parrucche, anche la donazione dei foulard colorati con dei “corsi”, tenuti magari dalle donne straniere, che danno consigli su come metterlo. Può essere un bel momento di integrazione».

L’iniziativa è stata anche l’occasione per presentare la dottoressa Masu, arrivata da poco dall’ospedale San Paolo. «Al San Paolo - commenta Gioia - ha mantenuto in piedi uno dei primi reparti Covid».

«Abbiamo ricordi drammatici di quel periodo - commenta -, adesso è diverso, ma bisogna mantenere tanta cautela».

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