Lodi, tolti i sigilli al bar del Campanile

Il 31 maggio venne trovato morto il titolare

È stato disposto martedì il dissequestro del bar del Campanile, dove lo scorso 31 maggio era stato trovato privo di vita il titolare, Marco Passerini, 43 anni. Ieri i familiari di Passerini erano al lavoro per rimettere in sesto l’attività dopo il periodo di chiusura, in vista di una eventuale riapertura. A disporre il dissequestro dell’esercizio pubblico di via Borgo Adda è stata l’autorità giudiziaria, la stessa che aveva imposto alla polizia di stato di mettere i sigilli al locale nella fase successiva al ritrovamento del corpo del titolare.

Il suicidio era stata fin da subito l’ipotesi più accreditata. Nonostante questo, alla luce di alcune presunte anomalie, l’attività investigativa della squadra mobile era proseguita nei giorni successivi al ritrovamento del corpo del barista nelle cantine del suo bar. In particolare, i familiari di Passerini avevano segnalato alla polizia che l’incasso della serata del 30 maggio, trovato nel bar, appariva inferiore rispetto all’incasso medio. Un particolare che dunque aveva richiesto un approfondimento delle indagini. Gli agenti della squadra mobile si sono concentrati sui videopoker presenti nel bar e attraverso verifiche di carattere tecnico hanno ricostruito gli orari in cui sono stati accesi e spenti. Risulta che gli apparecchi per il gioco elettronico siano stati spenti alle 20 e riaccesi, successivamente, alle 23, fino alla 1 circa del 31 maggio. Questo fa dunque pensare alla polizia di stato che Passerini abbia giocato prima di togliersi la vita. E questo spiegherebbe dunque la mancanza di una parte dell’incasso della serata, finito nei videopoker. Quanto all’ora della morte, secondo gli inquirenti fino all’1 circa del 31 maggio il barista era ancora in vita.

Il ritrovamento del corpo del 43enne aveva destato molto scalpore a Lodi, soprattutto in città bassa, dove Passerini aveva il bar ed era molto conosciuto. Nei giorni immediatamente successivi al ritrovamento del corpo, le sorelle avevano anche deciso di rompere il silenzio per sgombrare il campo da dubbi e illazioni che circolavano in città: «Nostro fratello - avevano detto - era una persona pulita e così deve essere ricordato. Senza ombre. In questi giorni abbiamo sentito tante voci su di lui e sulla sua morte davvero spiacevoli - avevano aggiunto - ma siamo sicure che non corrispondono alla verità».

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