Lodi sta perdendo la sua “anima”

Il profumo delle “fruste” appena sfornate da Cornegliani, passeggiando per corso Roma. L’aperitivo al Tacchinardi, bevendo con gli occhi il cielo azzurro sopra il duomo.Un pezzo di grana ben incartato da portare a casa con l’acquolina in bocca, in quel buco di negozio incastrato tra il Broletto e piazza Mercato. E tutta quella fretta di correre al Discobolo per non farsi scappare il biglietto del concerto di Bruce Springsteen. Ce ne sono a migliaia di fotografie simili, conservate nel cuore e nei quaderni: le fotografie della Lodi che non c’è più, fatta di piccole botteghe che però non erano mai solo delle “botteghe”. Dietro c’era sempre una storia, una famiglia, un personaggio quasi da fumetto da raccontare. Sono stati spazzati via, chissà se per colpa della modernità, dei tempi che cambiano con la loro invasione di grandi magazzini e griffe o solo dal sopraggiungere della pensione.

Oggi il centro storico sta cambiando a vista d’occhio, lasciando dietro di sé scontrini di nostalgia: molte saracinesche sono abbassate, spesso a causa della crisi e degli affitti elevati, gli uffici delle banche e delle società hanno preso il posto di numerose attività, quasi nessuno identifica più il negozio con il suo titolare, un’operazione del resto impossibile con le catene o le grandi catene.

Ieri il “gioco” è iniziato quasi per caso su Facebook, quando il lodigiano Michele Merola ha condiviso insieme agli amici il commento intitolato “Pezzi di Lodi che se ne vanno”, pubblicato sul suo blog “Briciole Caotiche”: «Non sono un passatista, anzi in genere amo le cose nuove e persino gli accostamenti azzardati moderno-antico, ma la chiusura definitiva dello storico panificio Cornegliani di corso Roma è davvero una notizia triste. Non era un panettiere qualunque per Lodi, ma “quello delle fruste”, delle specie di baguette in stile lodigiano. C’è chi le voleva più bruciatine e croccantine e chi più morbide». Nel giro di pochi minuti si è scatenata la “caccia al ricordo”, perché i navigatori si sono sbizzarriti e l’elenco degli esercizi commerciali scomparsi si è fatto via via più lungo. Le fruste di Cornegliani, i pasticcini del Tacchinardi, i dischi del Discobolo e anche quelli della mitica Galleria Musicale di corso Roma: oggi gli appassionati di musica sono costretti a spostarsi come pendolari per assecondare la propria ossessione. Se in piazza della Vittoria dominava Minazza con i suoi giocattoli, in corso Roma c’era una torrefazione, nei pressi di piazzale Fiume lavorava il bar Vittorina e vicino alla Lombarda Gusmaroli vendeva una raspadüra al “top. In corso Umberto si trovavano cappelli di tutti i tipi e di tutte le misure, in Broletto, dove oggi c’è la polizia locale, i fiori. E poi ancora: in corso Roma da Riceputi si trovavano stringhe, pellame e lucido per scarpe, in via Garibaldi lo Sporting, in una lista che non finisce mai. I ricordi tornano sempre più indietro, tra insegne pregiate e mobili antichi ad arredare i pensieri, fino a quando c’è chi smorza l’“amarcord”, anche sul web: «Ragazzi, prima del 1158 in piazza della Vittoria c’era un grande prato verde...».

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