Lodi Solidale: «La Regione vuol decidere tutto dall’alto»

«Il commissario avrebbe pieni poteri su rette, assistenza, patrimonio, condizioni di lavoro, livelli di cura e bilancio»

La Regione Lombardia ha deciso, con proprie leggi del 2008 e 2012, di cambiare le regole per la gestione dell’Azienda ai Servizi della Persona (ASP), che è la formula pubblica con la quale si gestisce oggi la Casa di Riposo S.Chiara.

Il nostro Comune, la nostra città sono chiamati, quindi, a fare una scelta decisiva per il futuro della nostra Casa di Riposo: lasciare le cose come stanno, ossia lasciare che resti una ASP, e quindi perdere in breve tempo la possibilità di mantenerne il controllo, di deciderne del suo futuro, di poter intervenire sulle condizioni dei lavoratori e degli ospiti, oppure di perpetuare lo stretto legame che lega la Casa di Riposo ai lodigiani ed alla città, trasformandola, come richiesto dalla regione, in fondazione.

Il succo della questione, che oggi agita tanto i lavoratori e le lavoratrici, i cittadini e le cittadine, le forze politiche, gli amministratori ed amministratrici del comune, è tutto qui.

Decidendo per lo status quo, per mantenere quell’ASP che abbiamo voluto con forza, tanto da essere una delle poche in Lombardia con questa formula,

I lodigiani perderebbero, in pochi mesi, il rapporto con il loro istituto.

La Casa di Riposo S. Chiara verrebbe commissariata, ed il commissario avrebbe pieni poteri su patrimonio, rette, condizioni di lavoro, livelli di cura e di assistenza, bilancio, affiancato da un Consiglio di Amministrazione puramente consultivo, senza nessun reale potere.

Insomma, S Chiara diverrebbe un’appendice regionale, come l’ospedale tanto per intenderci, dove le scelte decise dalla giunta regionale vengono calate sulla testa dei lodigiani, in modo automatico e senza che ci si possa fare niente, dove il patrimonio, le scelte gestionali, le scelte di bilancio sono decise senza che i lodigiani possano dire o fare niente, se non protestare, dove l’esistenza o meno di interi reparti, l’erogazione di servizi, l’accesso a presidi viene deciso a Milano da un atto burocratico della giunta regionale.

Scegliendo invece di cambiare forma di gestione, passando dall’ASP alla fondazione, tutte le scelte resterebbero come ora in capo al consiglio di amministrazione, il cui presidente dovrà necessariamente, come ora, rispondere alla città, ai suoi cittadini ed ai suoi amministratori delle condizioni di vita degli ospiti, dei livelli di assistenza e insieme si potrebbe continuare a scegliere cosa è meglio per S. Chiara e per Lodi.

Potremo decidere di mantenere l’attuale basso livello delle rette per gli ospiti, grazie al residuo «tesoretto» che S. Chiara ancora possiede, e che probabilmente fa gola a qualcuno nella lontana Milano, ed agli stanziamenti del comune che potrebbero venire a mancare un domani, di fronte alla impossibilità di incidere sulle scelte e di partecipare alla gestione dell’istituto.

Potremo decidere di estendere i reparti di eccellenza, come l’attuale reparto Alzheimer, per dare nuove risposte ai bisogni della popolazione cittadina, destinata, come tutta l’Italia, ad invecchiare.

Potremo ancora dare la precedenza ai lodigiani per il ricovero, cosa che sicuramente interessa poco alla Regione.

Potremo anche continuare a tutelare la situazione dei lavoratori, e le loro condizioni di lavoro.

Si, perchè malgrado quello che viene affermato oggi, anche i lavoratori sarebbero più tutelati dalla fondazione che dall’ASP.

I lavoratori infatti manterrebbero tutte le garanzie dei lavoratori pubblici, come afferma il nuovo statuto della fondazione, modificabile solo con il consenso del 95% del consiglio comunale.

Queste tutele varranno anche per il futuro, per i nuovi assunti, e le eventuali migliorie introdotte dai contratti pubblici, se mai verranno rinnovati, saranno recepite automaticamente.

I livelli economici, le condizioni di lavoro, i turni, i carichi lavorativi resterebbero identici a quelli attuali. Questa realtà, malgrado gli allarmismi lanciati negli ultimi tempi, è già stabilita dallo Statuto della fondazione che si vuole creare.

Occorre poi, per chiarezza, ricordare alcune cose:

•La legge regionale prevede, per le ASP, la trasformazione in fondazione dopo due anni di bilancio in perdita. Sarebbe così difficile per un commissario esterno, che risponde solo a chi lo ha nominato, presentare due bilanci in rosso? Soprattutto dopo che il patrimonio è già stato incamerato dalla regione, ed il comune non è più tenuto, ne’ sollecitato, ad intervenire in qualche modo?

•La nostra regione, la coalizione che la governa da tempo immemore, non è proprio un esempio di rispetto per il modello pubblico, basta vedere le scelte in sanità, nel campo dell’istruzione, della formazione professionale, della gestione dei servizi.

Tutte scelte in funzione della privatizzazione ed a favore del privato.

Perchè dovrebbe tenersi una piccola casa di riposo pubblica, una volta spogliata del patrimonio?

•Non è assolutamente vero che la trasformazione in fondazione comporti l’obbligo di tagliare i costi del 20%. Questo obbligo esiste solo per le aziende pubbliche partecipate dello stato, se non cedono quote azionarie.

Ma allora, se la situazione è questa, perchè tanta apprensione da parte dei lavoratori? Il semplice rischio di perdere la possibilità di trasferirsi ad un altro ente pubblico, rischio e non certezza, basta a rendere indigeribile per i lavoratori il tentativo di mantenere il loro istituto legato alla nostra città?

Oppure si può leggere dietro il tentativo di una manovra politica, voluta dall’unico partito che si oppone a questa soluzione (padroni a casa loro?), e che per caso esprime anche il Presidente della Regione?

Solo così si capiscono tutte le falsita’, l’allarmismo e la disinformazione sparsa a piene mani tra i lavoratori, gli ospiti ed i loro famigliari negli ultimi giorni.

Lasciamo a voi scegliere.

Noi, che ci siamo battuti e ci battiamo contro le privatizzazioni e le esternalizzazioni, ci limitiamo a sostenere una scelta, quella della fondazione, che consente:

•alla nostra città di mantenere un patrimonio costruito nei secoli nelle proprie mani;

•ai nostri cittadini di continuare a sentirsi a casa entrando a S. Chiara e ad avere voce in capitolo per quanto riguarda la gestione, la tutela ed il servizio dato dall’istituto ai propri ospiti,

•ai lavoratori di continuare ad avere certezze e garanzie per il loro futuro.

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