Lodi, si insedia l’ottavo prefettoPiantedosi punta sulla sicurezza

Occhi bene aperti verso la minaccia-mafie, perché anche se «non emergono particolari allarmi diffusi, paradossalmente, l’attenzione è più alta». E sicurezza “tout court”, non solo nell’azione “classica” di polizia, ma collaborando con gli enti affinché i cittadini di una provincia «di grande tradizione, identità, laboriosità e senso civico» vedano corrisposte le loro aspettative. Sono questi i primi impegni assunti dal nuovo prefetto di Lodi, l’ottavo, Matteo Piantedosi nel suo incontro di presentazione alla stampa. Impegni assunti «senza presunzione», come sottolinea più volte; e nel solco della “continuità”, quella del lavoro svolto dal suo predecessore Peg Strano Materia, dal quale l’ex viceprefetto vicario di Bologna sembra vo ler quantomeno muovere i suoi primi passi come massimo rappresentante dello Stato nel Lodigiano. Priorità? Nessuna in particolare, se non appunto «alimentare la profonda sinergia che qui già c’è, anche tra le istituzioni e i cittadini»: tanto che, inaugurato nelle scorse ore il tour di incontri istituzionali sul territorio, il nuovo prefetto si propone sviluppare le proprie linee operative proprio nel confronto con i rappresentanti degli altri enti. Per ora, il massimo rappresentante dello Stato in riva all’Adda sembra esordire con un giudizio molto positivo sul territorio nel quale, appena possibile, conta di farsi raggiungere anche da consorte (funzionario statale) e dalle due figlie. Un giudizio che, promette, lo stimola al massimo impegno per «essere all’altezza» delle richieste dei cittadini, interpretando il concetto di sicurezza sotto ogni suo aspetto. «Saremo attenti non solo ai problemi della sicurezza, ma anche alle problematiche sentite dagli enti locali, come il funzionamento dell’apparato pubblico. So che questo è un contesto che presta molta attenzione alle condizioni di organizzazione sociale». Condividere e collaborare, insomma, a partire dalle intese già varate e dai protocolli ancora in divenire. «Mi riprometto di sviluppare il patto per la sicurezza», conferma Piantedosi, pronto a riprendere e sviluppare anche il «mille occhi sulla città», ovvero l’alleanza con gli istituti di vigilanza più strutturati affinché diano una mano alle forze dell’ordine. Ma il Lodigiano è anche ombre, come quelle squarciate dagli incendi dolosi tra i rifiuti, e le indagini dell’antimafia…: «So che ci sono delle indagini dell’Autorità giudiziaria, è opportuno lasciarla lavorare in pace, senza allarmismi ma nemmeno senza sottovalutare nulla», riflette Piantedosi, rilevando da un lato come nel Lodigiano «non c’è radicamento di mafia», ma dall’altro come il territorio sia abbastanza “ricco” da renderlo attraente per interessi poco puliti. «L’attenzione è massima e c’è già», chiosa ricordando la delicatezza del tema, e l’importanza di fornire una “fotografia esatta” e tranquillizzante. Tranquillizzante, sì, ma nel nome dell’impegno e della guardia ben alta: provincia o meno, l’identità del Lodigiano il prefetto promette di proteggerla anche così.

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