Lodi, si è aperto in Corte d’Assise a Milano il processo per l’omicidio Bolzoni
Al via il dibattimento sul giallo di piazza Omegna, sarà battaglia sul dna
Milano
Si è aperto ieri mattina in corte d’assise a Milano il processo per l’omicidio con 37 coltellate, e per rapina, ai danni di Roberto Bolzoni, il 60enne trovato senza vita alle 13 del 18 febbraio scorso al posto di guida della sua Volkswagen Golf in piazza Omegna a Lodi. I primi testimoni sono previsti per febbraio, è stata fissata un’udienza tra un mese solo per l’incarico formale ai periti che trascriveranno le intercettazioni.
E dopo essersi sempre avvalso della facoltà di non rispondere, il 50enne di Crespiatica Roberto Zuccotti, difeso da Andrea Arcidiacono, ha chiesto di farsi interrogare. Da procedura, questo però avverrà solo dopo le deposizioni dei testimoni dell’accusa, che sono, al netto dei verbali che saranno acquisite, una cinquantina. Si farà interrogare anche il coimputato 29enne Andrea Gianì, incensurato e che si è sempre detto innocente perché la domenica sera dell’omicidio, sostiene, era in casa. Nessuno ormai fa più mistero che la bilancia degli indizi penda di più da una parte che dall’altra, anche se i reati sono contestati in concorso per tutti e due, ma c’è il dna a legare la vittima e i due imputati, cui Bolzoni quella domenica aveva dato un passaggio dalla Snai di via Villani alla casa di via Precacesa dove entrambi vivevano. Non laghi di sangue come quello trovato dai carabinieri e dal Ris nell’abitacolo della Golf, ma macchie, e forse anche contaminazioni. E tracce miste di Dna. Per questo l’avvocato Alessandro Corrente ha schierato il genetista Marzio Capra, ex Ris, che lavorò anche per la difesa di massimo Bossetti (caso Yara) e per la famiglia di Chiara Poggi (Garlasco). Coincidenza, a presiedere la corte d’assise c’è la giudice Antonella Bertoja, che guidava nel 2016 l’assise di Bergamo che condannò Bossetti, in un processo con protagonista il Dna.
A colpire il 60enne fu una lama sola, e quindi presumibilmente una mano sola, che la vittima venisse trattenuta durante l’aggressione mortale è tutt’altro che certo. Su portafogli e telefoni di Bolzoni nascosti (e ritrovati dal Nucleo investigativo di Lodi) in via Precacesa non c’erano nè impronte nè Dna. Varie telecamere e il gps del telefonino disegnano gli spostamenti del 50enne quella domenica, dopo cena sarebbe uscito in auto proprio con Bolzoni. Però nessuno l’avrebbe visto, dopo il delitto “collocato” alle 21.15 di domenica 16, così tanto sporco di sangue come ci si aspetta accada a chi trafigge una giugulare. E poi c’era una partita della Juve, quella sera di Dazn, che un “terzo uomo” provò a usare come alibi. Il pm Martina Parisi ha indicato la possibile soluzione del giallo, la parola ora passa ai giudici. Intanto i parenti dei due imputati chiedono rispetto: la tempesta giudiziaria, pesa anche su di loro, anche se estranei ai fatti.
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