Lodi, sanità: «Liste d’attesa, quasi il 20 per cento non si presenta»

La Sanità del Lodigiano promossa, più che altrove. Il giudizio - che ovviamente si presta a un contraddittorio - è del direttore generale dell’Ats di Milano città metropolitana Walter Bergamaschi che, nominato la prima volta nel 2019, è stato appena riconfermato.

Dottore, un bilancio di questi anni?

«Dalla fine del ’22 a tutto il ’23, a Lodi, è stato fatto uno sforzo importante per potenziare l’assistenza domiciliare e territoriale; lo si è fatto anche sulla base di una serie di sperimentazioni avvenute durante il Covid, per quanto riguarda le centrali operative di telesorveglianza. Da questo punto di vista il territorio dell’Asst di Lodi ha rappresentato un’area di avanguardia: è stata la prima ad attivare centrali di telemonitoraggio dei pazienti; ha istituito gli elementi sui quali oggi si fonda tutta la progettualità volta ad attivare questi presidi. Abbiamo le case della comunità - ho visto che anche in questi giorni il consigliere comunale di Lodi con delega alla sanità Silvana Cesani le richiamava -; sono un elemento necessario per fare in modo che soprattutto i pazienti cronici e anziani trovino una capacità di essere presi in carico e seguiti senza inflazionare le prestazioni ambulatoriali».

Ci spiega i vantaggi?

«In queste strutture i medici di medicina generale possono collaborare con gli specialisti ambulatoriali per gestire i loro assistiti, soprattutto cronici, anche attivando nuove forme di assistenza. Il vostro nuovo direttore generale dell’Asst ha già sperimentato anche in altri contesti queste forme e potrebbe perfezionarle nel Lodigiano».

La performance degli ospedali lodigiani?

«Lodi ha indici di performance generale che sono mediamente superiori a quelli del resto dell’Ats».

Leggi l’intervista completa sul Cittadino di Lodi in edicola oggi 30 gennaio e in digitale https://edicoladigitale.ilcittadino.it/vnp/pageflip/swipe/lodi/20240130lodi#/8/