Lodi, il prefetto Piantedosi se ne va

Cento giorni e dirsi addio. A poco più di tre mesi dal suo sbarco a Lodi, Matteo Piantedosi lascia la guida della prefettura cittadina per salire al governo, dove ricoprirà il prestigioso incarico di vice capo di gabinetto del ministero dell’Interno. E in riva all’Adda è in arrivo il nono prefetto, Pasquale Antonio Gioffrè, classe 1954, attuale vicario coordinatore della prefettura di Bologna. Un incrocio davvero curioso, quello tra Lodi, la città felsinea e Roma. Proprio da Bologna, infatti, era arrivato alla fine dello scorso agosto Piantedosi, che sotto la Torre degli Asinelli aveva fatto da vice all’allora commissario prefettizio Anna Maria Cancellieri. Una collaborazione-apprendistato breve ma intensa, tanto che, nel giorno del giuramento a ministro di Anna Maria Cancellieri sotto la guida di Mario Monti, il suo ex vice aveva speso parole di sincera ammirazione per il nuovo “numero uno” degli Interni. E la stima, evidentemente, era reciproca, tanto che a poco più di tre mesi dal suo primo incarico prefettizio nella città del Barbarossa, l’ex capo di gabinetto della prefettura di Bologna è stato chiamato dal ministro nel suo staff romano.

«Sarei falso se dicessi che non sono contento, perché l’incarico mi onora ed è un riconoscimento professionale al mio lavoro - commenta a caldo Piantedosi -. Però sono sinceramente dispiaciuto di lasciare Lodi, dove stavo bene e mi sarei fermato a lungo. C’è un po’ di rimpianto, insomma, anche se il mio rammarico è un po’ alleviato dalla nomina di chi verrà al mio posto. Conosco Gioffrè, è un ottimo funzionario, ha esperienza: si farà apprezzare e farà meglio di me. Non mi farà rimpiangere, e con lui Lodi guadagnerà due prefetti: quello che verrà e me, che terrò Lodi nel cuore e su cui da Roma continuerò a prestare un occhio particolare».

Calabrese di Seminara, Gioffrè è entrato in amministrazione nel 1982 ricoprendo numerosi incarichi, tra i quali spicca quello di capo di gabinetto alla prefettura di Genova per due anni, tra il 2007 e il 2009, anno in cui assunse le funzioni di vice prefetto vicario a Bologna. Nel suo passato ancora tanta Liguria, a Savona, come commissario a Sanremo e Camogli, o come componente del comitato di controllo dei porti di Genova e Santa Margherita Ligure e della commissione di controllo sugli atti della Regione Liguria; ma anche Umbria, dove si recò nel 1997 a seguito del terremoto, e in Piemonte, dove il prefetto di Cuneo lo nominò commissario per la gestione della Fondazione Ferrero di Alba. Anche per Gioffrè, quello a Lodi è il primo incarico come prefetto: «Non posso che essere soddisfatto, raggiungere un traguardo come questo è un obbiettivo, saranno un’esperienza nuova e un ruolo che comporta diverse responsabilità - è il primo saluto di Gioffrè -. Mi accingo ad arrivare in una realtà che non conosco e di cui spero di appropriarmi al più presto, anche se Matteo (Piantedosi, ndr) me ne ha già parlato in modo più che soddisfacente: l’ho salutato e mi sono complimentato, siamo amici da tanto tempo, ci... inseguiamo e sono contento per l’incarico che ha ricevuto». Le date per il passaggio di consegne non sono ancora note, ma è probabile che il cambio della guardia avvenga subito dopo le feste natalizie. «Ci vedremo ancora», assicura a tale proposito Piantedosi, che al Viminale sarà “l’interfaccia” del ministro su qualsiasi questione, dal livello politico all’immigrazione, passando per l’ordine pubblico, la sicurezza e un impegno particolare sulle relazioni internazionali.

«Sarò sempre grato al ministro», riconosce il prefetto uscente, che prima di scendere verso la Capitale ha comunque intenzione di portare avanti fino all’ultimo il lavoro avviato in questi suoi cento e rotti giorni di esperienza in riva all’Adda, dove era arrivato al posto di Peg Strano Materia. Un lavoro intenso, scandito da una fitta serie di incontri e confronti con istituzioni, forze dell’ordine e parti sociali. L’attività sulla sicurezza, i protocolli sulla legalità, i vertici sull’immigrazione e le vicende legate all’occupazione lo hanno fatto apprezzare da più di un interlocutore. Ciò senza dimenticare l’apertura “tout court” verso la cittadinanza, dai giovani delle scuole cui diffondere i principi della costituzione alle sollecitazioni dell’hockey su pista, il “culto sportivo” cittadino che l’ha visto protagonista della riapertura del “PalaCastellotti” alle tifoserie ospiti più calde dopo anni di “embargo”.

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