LODI - Pietre d’inciampo in memoria di Ettore Archinti e Pietro Santi, lodigiani morti nei campi di prigionia nazisti. La presentazione nella redazione de «il Cittadino» - Il video

Saranno posizionate a Lodi sabato 28 gennaio e il prossimo 25 aprile

Anche Lodi avrà le sue pietre di inciampo. La memoria di Pietro Santi e Ettore Archinti, vittime lodigiane del nazifascismo, vivrà in eterno grazie alle opere dell’artista berlinese Gunter Demnig, che troveranno presto collocazione in due angoli significativi della città. La presentazione dell’iniziativa di diffusione della memoria dei cittadini deportati è avvenuta venerdì pomeriggio presso la redazione de «il Cittadino», alla presenza del presidente Anei sezione di Lodi Luca Pietro Santi, del sindaco di Lodi Andrea Furegato, dell’assessore alla Cultura Francesco Milanesi, del consigliere Lorenzo Maggi e di Andrea Cancellato della Cooperativa Archinti.

A fare gli onori di casa il direttore Lorenzo Rinaldi, che ha spiegato come le pietre verranno posate rispettivamente il 28 gennaio alle ore 11 in piazza Castello, per Santi, ed il 25 aprile in corso Archinti, per Ettore: «Con le pietre di inciampo si vuole ricordare la tragedia della deportazione che colpì migliaia di italiani in una fase storica particolarmente complessa per il Paese». Le pietre, vessillo imperituro di riflessione, sono state volute da Cancellato e da Santi, i quali hanno trovato nell’amministrazione comunale una proficua collaborazione. «La posa delle pietre - ha specificato Furegato - segnerà una connessione fra la giornata della Memoria e quella della Liberazione. Per questo debbo ringraziare Santi e Cancellato: con la loro proposta ricorderemo due figure fondamentali della resistenza e dell’antifascismo italiano».

Santi, nipote dell’internato Pietro, spera di rendere eterna la memoria del nonno, che ha avuto il coraggio di compiere una scelta che ha voluto dire la morte. Come del resto fu coraggiosa quella di Archinti, illustrata da Cancellato: «Archinti era un pacifista, artista, uomo mitissimo, primo sindaco socialista di Lodi. Destituito dal fascismo, si ritirò ad una vita morigerata. Aiutò molti giovani a scappare dalla deportazione. Per questo venne punito e trovò la morte in un campo di prigionia». Per cercare di capire, seppur in minima parte, la gravità di ciò che subirono persone come Santi ed Archinti assieme a centinaia di altre persone deportate ed assassinate in quei campi di concentramento, non bastano le parole di libri o le immagini di pellicole cinematografiche. C’è bisogno di una presa di posizione collettiva, «che coinvolga giovani e studenti» afferma Milanesi, e che tocchi anche le generazioni a venire. In tal senso, le pietre di Santi ed Archinti saranno un inciampo nel quale ritrovare la memoria di chi si erse a baluardo della libertà.

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