Lodi perde il corso di laurea per infermieri

Stop alla facoltà per infermieri di Lodi. La decisione è già stata deliberata e il 21 gennaio sarà ratificata dal consiglio di corso dell’università di Pavia. Una scelta legata alle regole più stringenti dettate dal ministero per accreditare i corsi e alla mancanza di insegnanti. La speranza del preside della facoltà di medicina Maurizio Montecucco è che nei prossi anni si riesca a ritornare indietro sulla decisione presa. Per adesso è certo, la stagione accademica 2015/2016 non avrà nessun nuovo iscritto. Come già capitato al corso di Treviglio, si andrà ad esaurimento. Resteranno il secondo e il terzo anno e le matricole che vorranno studiare alla facoltà di infermieristica dovranno recarsi a Pavia o Vigevano. «Il ministero ha dettato obblighi sempre più stringenti - commenta il preside - e le facoltà non riescono a garantire le sedi distaccate. Se divido i corsi su 4 sedi devo avere i docenti sufficienti per 4 sedi e questo è diventato insostenibile. Il numero dei docenti è andato calando. Assumono un nuovo docente per sostituirne 5 che sono andati in pensione e quindi non ce la facciamo più». Dal punto di vista reale poi, aggiunge il professore, «c’è il tema del carico didattico da sostenere. Se ho più sedi i docenti sono in straordinario e questo pesa economicamente sulla loro retribuzione. L’Azienda ospedaliera che ha i suoi costi per mantenere il corso di laurea, dal canto suo, non riesce a mantenere la quota per la retribuzione dei docenti. Il problema principale però è proprio il primo. Ne stiamo discutendo in queste ore con tutti i presidi, in Regione. Anche la sede di Treviglio è stata chiusa. Lodi doveva chiudere già lo scorso anno poi abbiamo fatto i salti mortali per tenerla aperta. Non c’è cattiva volontà né da parte nostra né dell’Azienda ospedaliera. Ci tenevamo che restasse aperta, però la cosa è diventata insostenibile. Spero che in questi due anni cambi qualcosa, dal punto di vista del budget, del numero dei docenti e delle norme per poter riaprire una scuola che ha sempre dato ottimi risultati. Cercherò di fare il possibile perché questa scelta non sia definitiva e la convenzione resti attiva». L’azienda ospedaliera riceve 23mila euro all’anno dalla Regione, ma sono insufficienti a coprire le lezioni svolte. L’Azienda ospedaliera riconosce all’università una quota parte del finanziamento. Se questa quota parte servisse ad assumere un professore di ruolo in più si potrebbe riaprire la scuola. Il numero minimo per l’accreditamento di una sede, infatti, è di 6 docenti universitari. A Lodi i primi laureati sono arrivati nel 93/94 e in questi 20 anni sono usciti con la corona di alloro in testa circa 800 giovani. Ma la facoltà è nata sulle ceneri della storica scuola per infermieri professionali. «Se rimangono il secondo e terzo anno - commenta la coordinatrice didattica Adele Riboni - resta aperta una porta. Auspico sia solo una sospensione temporanea. Il corso è una ricchezza. Lodi ha una grossa tradizione in questo senso. Ci dispiace se va a finire così. La presenza dei laureandi nei reparti è produttiva per gli alunni, ma anche per il personale ospedaliero. Il confronto con il mondo universitario è sempre stimolante Togliere un’offerta formativa al territorio è un peccato». L’Azienda ospedaliera, per mantenere il corso, paga l’affitto al San Francesco e da anni si discute del trasferimento della facoltà all’ex Fissiraga, spazio di proprietà dell’ospedale che però aspetta di essere ristrutturato.

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