
Lodi, parte il processo “prosciuttopoli”: «Plastica nel mangime dei maiali»
REATI AMBIENTALI E TRUFFA AL GSE Pesanti accuse per una famiglia di imprenditori attivi anche nel biogas ma i fatti sono di più di 5 anni fa
Lodi
Cinque persone, tre imprenditori e due loro tecnici, e due aziende sono imputate nel processo per ipotesi, tra l’altro, di “attività organizzate per il traffico illecito di riifiuti” che è entrato nel vivo ieri in tribunale a Lodi, con la pubblica accusa rappresentata dal sostituto procuratore Gianluca Prisco della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Non perché ci siano imputati ritenuti vicini alla criminalità organizzata ma perché da codice il reato è di competenza distrettuale. Il tema di fondo non è quello di eventuali ecomafie nel Lodigiano, tra Villanova Sillaro, Pieve Fissiraga e Marudo, ma, e non è che sia una consolazione, quello delle microplastiche, frammenti sempre più piccoli di confezioni di latticini e altri alimentari scaduti, ma anche vetro e alluminio, che secondo l’accusa finivano dati in pasto ai maiali. Suini destinati anche alle produzioni Dop dei prosciutti di Parma e San Daniele. Non volontariamente, certo, ma, per gli inquirenti, senza preoccuparsene troppo. Molti dei difensori arrivano da agguerriti studi milanesi e hanno nelle maniche l’asso di consulenze tecniche di parte tese a smontare le accuse. I reflui dei suini finivano poi in tre digestori per il biogas e, siccome non sarebbero stati materiali conformi rispetto alle autorizzazioni per almeno due di questi impianti, c’è l’ulteriore ipotesi di frode al Gse, che potrebbe chiedere la restituzione di milioni di euro di incentivi pagati negli anni. Il blitz dei carabinieri del Reparto tutela agroalimentare di Parma, affiancati poi anche dalla guardia di finanza, era scattato nel 2021 ma le prime contestazioni, con accesso agli impianti e analisi di Arpa e Ats, erano cominciate nel 2018.
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