LODI Nuovo museo, il rebus dei costi:
il Broletto guarda alla Regione

Partita delicata la gestione del futuro spazio dell’opificio culturale all’ex Linificio: il Comune dovrà sborsare 750mila euro l’anno

Quando la giunta guidata da Sara Casanova aveva avviato la trafila per ottenere il finanziamento di 18 milioni del Pnrr e dare vita al progetto dell’ex Linificio, l’unica idea annunciata era quella di costruire un polo della cultura. L’amministrazione aveva iniziato soltanto a ragionare su cosa mettere in uno spazio così grande, ma un piano economico finanziario per la gestione non era mai stato stilato.

Le elezioni hanno passato la patata bollente nelle mani di Andrea Furegato, che a sua volta l’ha passata ad Andrea Cancellato, super consulente plenipotenziario gratuito per la creazione del nuovo museo. Il primo pensiero è stato quello di mettere tutto in moto per non perdere il finanziamento, perché le scadenze erano ravvicinate e 18 milioni, secondo la giunta, non si potevano proprio perdere, anche a costo di mettere in piedi una struttura che in piedi, da sola, rischia di non starci.

Poi è arrivato il momento di iniziare a pensare alla gestione e ai costi di gestione. Il documento più aggiornato in proposito è il business plan presentato da Andrea Cancellato alcuni mesi fa, che immagina la creazione di una fondazione e stima in 3 milioni il bilancio di un anno tipo (ma i primi anni non saranno anni tipo, bisognerà metterci qualche soldo in più per andare a regime).

Si parla quindi di tre milioni, di cui 920mila euro per il personale: 23 addetti più il direttore se si riuscirà a fare economia di scala tra Opificio culturale (questo il nuovo nome dello spazio culturale) e museo civico/archivio storico, che saranno anch’essi ospitati nell’ ex Linificio. Museo civico e archivio, però, sono «attività proprie dell’amministrazione comunale»: secondo il business plan, quindi, il Comune le sosterrà direttamente con un contributo di 450mila euro per il personale più altri 200mila per sostenere la metà dei costi di gestione della struttura. Sono 650mila euro annui, da cui vanno detratti 100mila euro, ovvero la stima dei ricavi degli ingressi del museo civico, calcolati su 20mila ingressi annui. (il museo civico di Crema ne ha fatti 6.322, di ingressi, nel 2022). Se gli ingressi al museo civico saranno 20mila, quindi, il Comune spenderà solo 550 mila euro all’anno per avere il maxi polo della cultura? Non proprio. Ci sono infatti altri 200mila euro messi in preventivo, perché la fondazione che gestirebbe lo spazio starà in piedi se i soci fondatori verseranno, sempre secondo il piano, «almeno 200mila euro annui» a testa. Tra i soci fondatori indicati, ovviamente c’è il Comune. Gli altri dovrebbero essere Ministero, Regione, Camera di Commercio, per un totale di 800mila, a cui aggiungere le quote dei cosiddetti soci istituzionali («Provincia, Assolombarda, associazioni di imprese, mecenati») con un contributo «di almeno 50mila euro all’anno a testa». Infine, si calcolano altri 40 «soci partecipanti» non meglio specificati per un contributo di 5mila euro l’anno a testa. Insomma, secondo le stime i soci in tutto dovrebbero metterci 1,35 milioni l’anno a fondo perduto. Ma, all’atto della presentazione del business plan «nessuno dei soggetti, istituzionali o meno, indicati è stato interpellato in questa fase».

Nel corso dei mesi, ovviamente, la situazione si è mossa. Il primo passo era evidentemente quello di agganciare i grandi sostenitori, a partire da Ministero e Regione. Delle interlocuzioni, in questo senso, ci sono state, e da quanto ci risulta sia da Roma sia da Milano ci sarebbe apertura, se non disponibilità. Più difficile sarebbe un accordo con la Camera di commercio, evidentemente penalizzato dalla mancanza di rappresentanze lodigiane in sede camerale.

L’esperienza di Cancellato (il suo passato alla Triennale di Milano parla per lui) di certo aiuta nella creazione di partnership con soggetti privati che possano credere in un progetto che appare evidentemente sovradimensionato per Lodi, un progetto che, per forza di cose, sarà in perdita, ma che proprio per questo rappresenta una sfida. Investire sulla cultura, nell’idea più volte espressa anche dal sindaco, significa anche mettere in conto le perdite, ma a patto di creare qualcosa che non sia la replica di Lodi Innova (il progetto fallimentare della fiera in zona industriale), bensì - questa l’idea dell’amministrazione - un luogo vivo che ambisce davvero a trasformare la città.

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