Lodi, nuovo baby boom in ospedale

Sempre di più i bambini che nascono all’ospedale di Lodi. Il 2012 si chiuderà con circa 1450 parti, mentre nel 2011 sono stati 1413. A calare, invece, è il numero dei parti cesarei, passati da 415 a 398. Il dato migliore, questo, degli ultimi vent’anni. La caposala Anna Campagnoli è orgogliosa: «Ad oggi, venerdì 28 dicembre, siamo a 1441 parti, ma entro il 31 dicembre credo che arriveremo a circa 1450 - spiega l’ostetrica -. L’anno scorso erano stati 1413. I cesarei sono fermi a 398, mentre nel 2011 erano stati 415. Sono 20 poi le donne che avevano avuto un cesareo con il primo figlio e che hanno deciso di fare il secondo con un parto naturale. Un bel risultato al quale si aggiunge l’apertura di un nuovo ambulatorio proprio per queste donne, le cosiddette “precesareizzate”. Affrontano dei colloqui e vengono seguite da vicino».

Orgoglioso dei risultati anche il ginecologo Giancarlo Garuti. «L’ambulatorio - dice - è partito e si sta sviluppando ulteriormente. Abbiamo elaborato un consenso informato e abbiamo messo a punto un protocollo ad hoc. L’ambulatorio è un punto di incontro importante che permette alle donne di capire i rischi e i benefici legati alle loro scelte. Avere una percentuale di cesarei attestata intorno al 27 per cento non è male, in confronto agli altri dati riscontrati sul territorio nazionale, anche se la percentuale indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità è del 15 per cento. Per noi che abbiamo anche una patologia neonatale e che affrontiamo quindi anche gravidanze a rischio, il dato è ancora più importante. La nostra percentuale è la più bassa degli ultimi 20 anni. C’è una maggiore attenzione ai criteri clinici durante il travaglio». A coordinare il nuovo ambulatorio è l’ostetrica Nadia Todeschi.

«Un lavoro importante da noi - precisa infatti Garuti - è svolto proprio dalle ostetriche. Sono loro le protagoniste del reparto, hanno creato una scuola qui a Lodi. Le ostetriche nuove che arrivano vedono un reparto che altrove non esiste». Più attenzione nell’unità operativa del Maggiore è dedicata anche alle donne che affrontano il problema del diabete in gravidanza e a quelle che vogliono partorire in anestesia peridurale. «I due terzi delle gravide - precisa il ginecologo - partoriscono proprio con questo tipo di analgesia. Questo grazie alla preziosa collaborazione degli anestesisti che mettono a disposizione il servizio 24 ore su 24».

Le gravide che partoriscono a Lodi possono scegliere la modalità di parto, da quello in acqua, a quello sul divano, piuttosto che sullo sgabello o in sala operatoria. «Tutto sommato - dice Garuti - quando le donne ci chiedono un cesareo non vengono ostacolate. Il problema è che la popolazione comune ritiene il cesareo più sicuro di un parto naturale. In realtà è esattamente il contrario. I rischi legati a un taglio cesareo sono enormi, molto più elevati di quelli di un parto naturale. Si hanno complicanze di tutti i tipi. A volte capita anche di trovarsi di fronte a persone che chiedono l’induzione prematura del travaglio. Si tratta di utilizzare dei farmaci con tutti i potenziali rischi ad essi connessi. Le contrazioni indotte sono più dolorose, sono anarchiche e possono portare al distaccamento della placenta». È sempre meglio evitare quindi, anche se ci si trova in un ospedale e si è seguiti a 360 gradi. Scegliere la strada più naturale è sempre la cosa migliore e per questo all’ostetricia di Lodi arrivano a partorire persone anche da Crema e persino da Milano.

Ai parti di Lodi si devono aggiungere poi quelli dell’ostetricia di Codogno, reparto coordinato da Giorgio Zanoni: «Da noi - spiega - quest’anno i parti sono stati 670, mentre in tutto il 2011 erano stati 692. Siamo stati riconosciuti però come punto nascita dalla Regione Lombardia. Superiamo infatti i 500 parti all’anno e ci hanno dato persino due ginecologi in più».

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