LODI Nove milioni non dichiarati nel negozio del centro: le sanzioni sono ancora valide dopo 17 anni

Il caso dell’ex Bata di corso Vittorio Emanuele finito nel 2012 nel mirino della Finanza

Le pesanti sanzioni conseguenti ad avvisi di accertamento per imposte evase dal 2002 al 2006 compresi relative alla gestione del negozio di calzature Bata in corso Vittorio Emanuele a Lodi (che non esiste più da tempo) devono essere ancora pagate. Lo ha stabilito nelle scorse ore la corte di Cassazione, ritenendo che l’ammontare delle imposte evase sia stato tale da giustificare il “raddoppio dei termini” per la prescrizione delle rivendicazioni dell’erario. È l’ultima coda giudiziaria di una vicenda che aveva fatto scalpore a Lodi: la guardia di finanza nel 2012 aveva contestato a un commerciante molto noto di aver effettuato vendite per un milione e mezzo di euro all’anno, in un arco temporale di dieci anni. Battendo sempre gli scontrini ma “dimenticandosi”, secondo l'accusa, di presentare sia la dichiarazione dei redditi della società, la 2M Srl, sia le dichiarazioni Iva. Il conto presentato dall’Agenzia delle entrate il 28 settembre del 2012 era stato salato: erano stati stimati ”ricavi non contabilizzati per oltre 9 milioni di euro e una serie di costi non contabilizzati”. Il commerciante R.M. si era rivolto a un legale e aveva presentato appello alla commissione tributaria di Lodi, che aveva ritenuto non più esigibili Ires, Irap e Iva in quanto l’imposta evasa per ogni tributo e per ogni attualità sarebbe stata inferiore alla “soglia minima”. E anche perché nel 2006 era cambiata una norma.

L’Agenzia delle entrate aveva quindi presentato appello alla commissione tributaria regionale, sostenendo che, al contrario, gli importi fossero tali da giustificare il “raddoppio dei termini”, in quanto peraltro superiori anche alla soglia di rilevanza penale dell’evasione dei tributi. I giudici tributari di appello avevano ritenuto corretto l’accertamento induttivo dell’Agenzia delle entrate di Lodi anche sulla base dei costi del personale e degli studi di settore. Sottolineando che la società denunciava ”perdite continue o redditi di poco conto”. E portando quindi gli importi presuntivamente evasi oltre la soglia che consente di raddoppiare i termini di prescrizione.

La Cassazione, parlando di “gravi violazioni fiscali”, ha ora confermato la validità delle cartelle esattoriali. Nel frattempo la 2m Srl è stata dichiarata fallita nel 2016, dopo che era stata messa il liquidazione.

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