Lodi: niente carcere ma posto a rischio per i tre “furbetti del cartellino”

Lavoravano nella cancelleria del giudice di pace, c’è già un licenziamento

Hanno patteggiato tutti e tre, con pene al di sotto dei due anni e quindi sospese con la condizionale, ma definite comunque «importanti» dagli addetti ai lavori, i tre dipendenti pubblici che lavoravano fino a maggio nella cancelleria penale del giudice di pace di Lodi e che erano stati indagati e sospesi dal servizio dal gip perché accusati di truffa allo Stato e falsa attestazione. Avrebbero infatti timbrato i cartellini di presenza anche per conto di colleghi al momento assenti o si sarebbero presi pause durante l’orario di lavoro, senza però annotarle elettronicamente come è d’obbligo.

Un caso di “furbetti del cartellino” in salsa lodigiana, però, con 3.300 minuti di lavoro complessivamente “rubati”, secondo l’esito delle indagini dei carabinieri, nell’arco di tre mesi, da settembre a novembre del 2016. Episodi piccoli, ma sistematici, continuativi.

«Senza disagi evidenti per il servizio», sottolineò il procuratore Domenico Chiaro quando furono notificate le interdizioni, per la durata di un anno. E anche secondo l’ex coordinatrice del Giudice di pace di Lodi Giuseppa Crisafulli: «Quella cancelleria funzionava molto bene». Della stessa opinione anche la maggior parte degli avvocati. Eppure dalle indagini è emerso il rito della pausa pranzo (troppo) lunga di venerdì e che alcuni “badge” per segnare ingressi e uscite erano nascosti a disposizione dei colleghi. Le telecamere dei carabinieri hanno lasciato poco alla fantasia. «Eppure resto convinta che a fronte di queste irregolarità ci fosse chi lavorava più del dovuto, magari andando a Codogno a prendere fascicoli con la propria auto o venendo al sabato senza segnare straordinario - riflette Crisafulli -. Siamo tutti addolorati dal dramma che il rischio di perdere il posto di lavoro comporta per le famiglie, e sono amareggiata perché questa deriva andava arginata prima, se fosse emersa in tempo a livello disciplinare».

L’unico dipendente diretto del ministero della Giustizia, A.M., 50 anni, di Crema, è già stato licenziato ma potrebbe fare ricorso. Anche A.D., 51 anni, di Terranova Passerini, dipendente del Comune in distacco, sarebbe stata licenziata ma in municipio non confermano né smentiscono, anche se l’ente locale si è costituito parte civile. F.P., 52 anni, dipendente del Comune di Mulazzano, anche lui in distacco al giudice di pace, sarà invece presto convocato dall’ufficio procedimenti disciplinari del municipio. Qui la linea che sembra si voglia seguire è la «proporzionalità» tra i fatti, per come emergeranno dalla sentenza del gup, e la sanzione.

Carlo Catena

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