Lodi, nasce al sesto mese: la salvano

Pesava poco più di mezzo chilo quando è nata. Era un esserino minuscolo, con le dita magre e la testa appena accennata. Attaccata al respiratore e alla flebo Maria Alexandra ce l’ha fatta. Gli operatori sono stati tempestivi nell’intervento e i genitori sempre affettuosi con lei: aprivano le finestrelle della culla termica, le accarezzavano le guance, la avvolgevano tutta con le mani. Alexandra si sentiva protetta e più tranquilla. È nata il primo giorno di primavera e gli infermieri hanno detto che questo la renderà ancora più forte, in futuro. Ancora adesso, a distanza di 3 mesi, mamma Rodika, ucraina, residente a Vimodrone, si commuove quando ne parla. Le lacrime le bagnano gli occhi azzurro cielo, come quelli della sua bambina. I capelli rossi incorniciano il volto di entrambe. Madre e figlia saranno ancora più unite dopo questa intensa esperienza.

Alexandra non ha voluto aspettare le 40 settimane, ha spinto per uscire alla 24esima. La mamma aveva un’infezione alle membrane e al San Raffaele dove si era rivolta per i dolori, non avevano posto. Per questo è stata trasferita alla patologia neonatale di Lodi. E mai scelta, per lei, fu più azzeccata. Le vengono le lacrime agli occhi mentre ringrazia l’equipe del Maggiore. Quando è nata, Maria Alexandra pesava 600 grammi, ora è due chili esatti, mangia dal biberon e respira da sola. La culla per lei, ormai, è solo un brutto ricordo. Venerdì potrà andare a casa e farsi abbracciare dal fratello Denis di 3 anni.

«Fin dall’inizio ho avuto dei problemi - racconta la mamma, radiosa con la piccola in braccio che la guarda, si succhia il polso e sbadiglia -. Avevo delle perdite di sangue, per questo alla Macedona Melloni dove ero seguita e dove è nato il mio primo figlio mi hanno consigliato il riposo. Nell’ultima visita però la bambina stava bene. Non sospettavo che sarebbe stata prematura. La mattina del 20 marzo, invece, mi sono svegliata con dei dolori alla pancia e mi sono rivolta subito al pronto soccorso del San Raffaele, il più vicino a casa. Con le flebo hanno fatto di tutto per fermare il parto. I dolori, infatti, sono cessati, ma solo per qualche ora. Durante la notte mi hanno trasferita subito alla patologia neonatale di Lodi che aveva un posto libero. Un’ora dopo, alle 4 e 17 della mattina Alexandra è nata». L’hanno portata immediatamente nella culla e la mamma l’ha presa in braccio la prima volta 3 settimane fa. Adesso tutte le preoccupazioni sono passate. «È nata il primo giorno di primavera e le infermiere mi hanno detto che sarà forte perché è un bel giorno - racconta -; avevo tanta paura, mi hanno detto che avrebbe potuto non sopravvivere, 24 settimane sono poche».

Si tratta di un record per l’ospedale di Lodi. Non era mai nato un bimbo così piccolo. «Hanno dovuto intubarla - aggiunge la 28enne -, aveva i polmoni troppo piccoli perché respirasse da sola. Per nutrirla le avevano messo la flebo e lei ce l’ha fatta. Domani andiamo a casa. Ho molto pregato per lei e ancora adesso lo faccio. Voglio ringraziare tutti gli operatori - dice senza riuscire a trattenere le lacrime - sono stati tutti molto bravi e gentili. Hanno fatto un miracolo. Mi ricordo ancora, la notte del 21 marzo il responsabile Pino Carrera chiamato urgentemente in servizio è arrivato alle 3 della mattina in bicicletta». Elisa Lo Sardo che le è stata vicina tutta la notte, ora sorride insieme alle colleghe Chiara Brandimarte e Giovanna Leone. Durante i 70 giorni di culla, facevano sentire alla bambina anche la voce registrata di mamma Rodika e di papà Serghej: le canzoncine («in italiano perché qui tutti parlano italiano») e le parole rassicuranti. «Le dicevamo di non sentirsi abbandonata, che la pensavamo sempre in ogni momento della giornata», ricorda la donna con il nodo in gola.

«Questa è una supermamma - commenta la caposala - sempre presente anche se veniva da lontano». E il sabato che non è riuscita a passare, le infermiere hanno dovuto mandarle la foto sul telefono cellulare per rassicurarla che la bambina stava bene. Da domani non ce ne sarà più bisogno. Potrà stringerla sempre a sè.

© RIPRODUZIONE RISERVATA