
LODI Multa e risarcimento dei danni per la mamma che aggredì una prof dell’Einaudi
Sentenza del giudice di pace: la donna riconosciuta colpevole di lesioni volontarie
Carlo Catena
Mille euro di multa per lesioni volontarie, oltre al pagamento delle spese processuali, delle spese di difesa sostenute dalla vittima, e dei danni morali e materiali: è stata condannata dal giudice di pace la mamma che nel maggio del 2019 aveva aggredito una professoressa dell’Istituto Einaudi di Lodi, Vittoria Bellini, dopo che la propria figlia all’epoca 17enne era stata sospesa. La professoressa, peraltro neppure insegnante nella classe frequentata dalla ragazza, sarebbe stata colpita con pugni e finita sotto tiro con il lancio di una sedia e di altri oggetti presenti sulla scrivania del suo ufficio, fino a quando altro personale della scuola era intervenuto in sua difesa. Un episodio che aveva fatto scalpore, con l’arrivo a Lodi nei giorni successivi dell’allora ministro dell’Istruzione Marco Bussetti per dare piena solidarietà alla professoressa aggredita.
La quale aveva sporto formale querela. «Ero stata aggredita in servizio e ritengo, come peraltro indica numerosa giurisprudenza, che l’atto ai miei danni dovesse essere qualificato come violenza e oltraggio a pubblico ufficiale». riflette la professoressa Bellini. «Invece la giustizia lodigiana non è stata di questo avviso. E in generale dallo Stato per cui lavoro mi è arrivata tanta solidarietà a parole, ma poi nei fatti mi sono trovata io, da sola, con il mio avvocato».
L’episodio è stato qualificato come un reato molto meno grave, le lesioni, come se fosse una lite di condominio o tra automobilisti. «Non è che volessi una pena più alta o conseguenze più gravi per questa mamma, di cui comprendo le difficoltà di essere genitore - prosegue la professoressa Bellini -, ma anche questo non voler riconoscere a una insegnante aggredita il ruolo di pubblico ufficiale è un segnale di scarso riconoscimento per chi, nella scuola di oggi, è chiamato non solo a trasmettere nozioni, ma anche a prendersi cura degli studenti come persone. E l’attenzione, io e i miei colleghi, la mettiamo sempre al massimo. E il non riconoscimento del ruolo dell’insegnante è anche quello che poi può indurre qualche genitore ad andare allo scontro». Alla prof resta anche l’amarezza di non aver avuto le scuse personali e dirette della mamma che l’aveva aggredita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA