LODI Liste d’attesa in sanità, comitato lodigiano all’attacco

Dopo l’annuncio dell’assessore Bertolaso sull’erogazione dei 61milioni per ridurre i tempi per visite ed esami: «Una parte dei fondi servirà per acquistare servizi dai privati accreditati»

«La regione Lombardia stanzia 61 milioni per dare l’impressione di voler limitare il mancato rispetto dei tempi di attesa. In realtà però una parte consistente dello stanziamento servirà per acquistare da operatori privati pacchetti di prestazioni sanitarie diagnostiche sostenendone la dilagante erogazione privata accreditata a contratto».

Il Coordinamento lodigiano per il diritto alla salute e il suo portavoce Andrea Viani intervengono in seguito alla conferenza stampa dell’assessore regionale al welfare Guido Bertolaso che ha annunciato l’erogazione di 61milioni di euro alle Asst lombarde, per la riduzione dei tempi d’attesa.

Il comitato lodigiano va all’attacco. «I direttori generali delle Asst - commenta Viani - continuano ad ignorare e a non rispettare colpevolmente leggi e norme esistenti da tempo, nel malcelato intento di spingere verso la sanità privata il maggior numero possibile di cittadini costringendoli quindi a pagare di tasca propria ciò che hanno l‘esigibile diritto di aver garantito dal servizio pubblico col solo versamento del ticket. Già un precedente finanziamento regionale formalmente utilizzato per rispettare le urgenze (3 e 10 giorni) dei tempi di attesa diagnostici prescritti a 1.100 pazienti lodigiani dai loro Medici di medicina generale aveva spinto, invece, secondo noi, il 40 per cento delle persone alla rinuncia della prenotazione pubblica e a risolvere privatamente le loro necessità sanitarie».

Entro sabato, intanto, il Coordinamento lodigiano ha annunciato un ricorso collettivo al nuovo direttore generale dell’Asst di Lodi.

«Nel ricorso - precisa Viani - segnaliamo che le liste di galleggiamento istituite dall’ex direttore generale Salvatore Gioia - erano una violazione delle norme sulle quali si basavano. Prima avevamo solo le sue dichiarazioni a disposizione. Adesso, invece, abbiamo raccolto un numero significativo di casi di persone che sono state inserite nelle liste di galleggiamento, ma i tempi di attesa previsti dalla ricetta non sono stati rispettati. Gli operatori del Cup hanno trattenuto la ricetta delle persone con la richiesta della prestazione perché in quel momento non erano presenti dei posti liberi nei tempi previsti; hanno detto ai pazienti che li avrebbero chiamati successivamente per dare loro l’appuntamento. In realtà in diversi casi i tempi di attesa sono stati violati comunque. Gli operatori non sono riusciti a trovare un posto libero nei tempi indicati da codice di priorità sulla ricetta. Noi diciamo che la presa in carico deve essere reale oppure la procedura va cancellata. In Regione Veneto, alcuni anni fa, aveva addirittura ridotto i tempi previsti dai codici di priorità, migliorando l’assistenza».

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