Lodi, l’autunno caldo delle aziende

Baerlocher, ancora cassa

I lavoratori della Baerlocher di Lodi guardano al mercato internazionale per comprendere il futuro andamento delle commesse, dal quale dipende lo sviluppo produttivo dello stabilimento di via San Colombano. Dopo l’esplosione del gennaio 2010 e i successivi massicci lavori di ricostruzione, l’attività nella ditta chimica di proprietà tedesca deve ancora assestarsi definitivamente.

Lo scorso aprile l’azienda aveva chiesto la cassa integrazione ordinaria per 13 settimane, da utilizzare in maniera “calibrata”, in base agli ordini in arrivo. La cassa ordinaria è stata poi prorogata a giugno e, dopo uno stop alla produzione per le tradizionali vacanze di agosto, dovrebbe proseguire fino al prossimo mese di ottobre. Il tutto dipende ovviamente dalle commesse in arrivo. Richiesta per l’intera forza lavoro (una novantina di dipendenti), la cassa in questi mesi è stata utilizzata soltanto parzialmente, per compensare il calo degli ordinativi registrato a causa di una situazione economica internazionale ancora instabile. Alla scadenza dell’attuale periodo di cassa ordinaria, i sindacati torneranno a incontrare la proprietà per verificare come proseguirà l’attività lavorativa.

L’azienda tedesca, che produce componenti per Pvc, ha finora dimostrato di voler continuare a mantenere in attività lo stabilimento alle porte di Lodi. Non a caso dopo il grave incidente del 2010 sono stati portati a termine ingenti lavori di ricostruzione, sintomo che la Baerlocher intende puntare anche nei prossimi anni sul polo lodigiano.

«I lavori di sistemazione dell’impianto lodigiano sono stati completati e la struttura è stata riattivata - spiega Giampiero Bernazzani, segretario della Femca Cisl di Lodi - le prospettive dello stabilimento di Lodi sono legate soprattutto all’andamento del mercato internazionale, tuttavia mi sembra evidente che l’azienda creda nel polo produttivo lodigiano visto che ha investito per riparare i danni del 2010. Se invece avesse voluto dismettere lo stabilimento di Lodi, probabilmente avrebbe colto la palla al balzo nel momento dell’esplosione».

L’incidente all’impianto di viale San Colombano risale, come detto, al 13 gennaio 2010, quando era esploso un reattore del reparto liquidi. L’esplosione aveva ovviamente provocato lo stop parziale della produzione, ma aveva anche reso necessario intervenire su altri due reattori, vicini a quello maggiormente danneggiato. I lavori degli scorsi mesi, dunque, hanno interessato tre reattori.

Ultima chiamata per la Schering

Due date e tre condizioni per dare un futuro alla Schering di Comazzo, azienda farmaceutica destinata a chiudere i battenti con la fine dell’anno o, al più tardi, nei primi mesi del 2012. Le due date sono quelle del 26 settembre e del 3 ottobre: in uno di questi due giorni i sindacati dovrebbero incontrare la proprietà, chiamata a svelare finalmente il nome dell’azienda pronta a rilevare lo stabilimento lodigiano e salvaguardare così - almeno in parte - i posti di lavoro. I sindacati hanno però messo sul tappeto tre condizioni fondamentali: il nuovo acquirente dovrà garantire solidità economica, una prospettiva industriale certa e la salvaguardia dei livelli occupazionali. La partita, insomma, è ancora aperta.

Le prossime settimane si preannunciano fondamentali per lo stabilimento. Dopo la “fumata nera” di luglio, la Schering è chiamata ora a scoprire le carte: in corsa ci sono - almeno ufficialmente - tre aziende interessate a rilevare lo stabilimento di Comazzo, due italiane e una straniera, del settore farmaceutico e cosmetico. La sensazione, almeno secondo fonti sindacali, è che alla fine la scelta avverrà tra due delle tre ditte interessate a subentrare. A confermare che le trattative sono avviate (e non sono decadute in estate), la presenza in azienda di emissari delle società in corsa per subentrare nel polo industriale.

«Lo scorso luglio la Schering ci aveva chiesto ancora tempo, dicendo che non era pronta a indicare il nome dell’acquirente - spiega Giampiero Bernazzani, segretario della Femca Cisl - il prossimo aggiornamento è atteso tra settembre e ottobre: abbiamo due date disponibili, ma l’incontro deve ancora essere convocato. La speranza è mantenere la continuità produttiva dello stabilimento: l’ideale sarebbe conservare tutta l’attuale forza lavoro, anche se non sarà facile. Occorre inoltre considerare che, restando aperta la procedura di mobilità, qualche lavoratore potrebbe decidere di uscire dall’azienda».

In attesa dell’incontro dei prossimi giorni, a Comazzo rimangono circa novanta dei centoventi dipendenti iniziali. L’apertura della procedura di mobilità ha determinato una prima “cura dimagrante”. È ancora in corso, inoltre, la cassa integrazione straordinaria. Dal punto di vista produttivo, l’azienda ha già iniziato a trasferire le linee negli stabilimenti del Belgio e della Francia, provocando una flessione dei volumi nel polo di Comazzo.

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