LODI - L’ALLARME - I ragazzi lodigiani allo sbando e le responsabilità degli adulti

La riflessione del rettore del San Francesco di Lodi padre Stefano Gorla e il commento del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi

«L’adolescenza è “uningiustiza” così tutto attaccato! Senza possibilità di mediazioni, neanche con la grammatica. È ingiusto essere in balia del proprio umore. Essere ora arrabbiati con il mondo e dopo essere teneri con tua madre. Avere voglia di urlare e restare muti in un angolo a spiare il coraggio degli altri che si gettano nella mischia. Quelli che cantano e che ballano. Quelli sempre dentro.

Dire non te ne frega niente quando muori dalla voglia di fare quelle cose che fino a ieri facevi spensierato e bambino. Non più e non ancora. Balordo mezzo dove non riesci neanche a divertirti. Dove hai paura di tutto ma dici di non temere niente. Dove rischi per dimostrare a uno di cui non ti importa nulla che non hai paura. Dove non ascolti chi ami e ascolti chi odi. Dove il mondo gira all’incontrario come il tuo pessimismo cosmico. Dove sai che puoi cambiare il mondo ma proprio non ce la fai. E il mondo giudicante c’è, è lì fuori. Mentre tu stai sul palcoscenico e vorresti essere altrove».

A volte, mi ritrovo a pensare queste cose, quando osservo con lo sguardo adulto, i ragazzi.

Preadolescenti e adolescenti, così come li classifichiamo nella nostra tassonomia sociale inseguendo il bisogno di descrivere, di definire e categorizzare, sforzo in genere che si appoggia sulla cronaca dei casi, la sociologia dei dati, la psicologia dei ritratti e qualche volta con il marketing dei target con il rischio dell’eventizzazione del quotidiano e della sua narrazione compiaciuta.

Ma, in strada, a prendere a calci il cestino dell’immondizia ci sono Carlo, Antonio e Marco. Mentre Bea, Carlotta e Anna irridono Sonia per la sua capigliatura. Ragazze e ragazzi concreti, reali che nel post-pandemia stanno cercando di abitare il mondo, di vivere il proprio tempo.

Gli adulti inorridiscono per ragazzi e ragazze che trasformano il tempo in rissa, che riemergono con atteggiamenti scomposti dall’isolamento sociale dove li avevamo cacciati.

Ascolta! È il monito che ieri rilanciava «il Cittadino» con le proposte concrete di Simonetta Pozzoli. Non possiamo girare la testa dall’altra parte e chiamare la cosa “emergenza educativa” non ci aiuterà.

Ascolta, agisci e poni elementi di speranza nel tuo agire da adulto. Si chiama esempio e richiede coraggio.

Non ci si può lamentare della violenza degli adolescenti quando pasturiamo la nostra quotidianità con risse verbali, con ampie dosi di prepotenza, quando consideriamo la tolleranza e la gentilezza come atti di insopportabile debolezza. Quando ai figli si insegna a essere furbi e non onesti. Quando è il primeggiare ad essere legge e non importa come. In fondo i ragazzi vivono il tempo libero in modo fortemente correlato all’educazione ricevuta.

Non illudiamoci che tutto sia compiuto e definitivo nei ragazzi; la preadolescenza e l’adolescenza non sono una sorta di età dell’oro - rimpianta dagli adulti - un’età spensierata e autoreferenziale.

L’adolescenza è lo spazio complicato per addestrarsi a un progetto di vita. Operazione complessa ma necessaria, soprattutto in un mondo che guarda con sospetto a ogni progettualità che vada oltre l’immediato. Serve amicizia, confronto, serve il gruppo come laboratorio esperienziale, come possibilità di differenziazione. Serve il gruppo dei pari e i fratelli maggiori. Servono luoghi, spazi, tempi e compagni di strada. Servono istituzioni sempre più attente ai ragazzi, dalla scuola alle amministrazioni comunali, dalle comunità cristiane alle famiglie e alle reti di famiglie. Senza dimenticarci che in questo processo i ragazzi devono essere protagonisti, attivi, messi nella condizione reale di compiere scelte.

Ascoltare i ragazzi, aiutarli a trovare una grammatica e una sintassi di quanto provano, aiutarli a abitare lo spazio della città, della socialità, della relazione è il compito dell’adulto. Il nostro.

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Padre Stefano Gorla è il rettore del San Francesco di Lodi e lavora ogni giorno fianco a fianco con gli adolescenti. A lui abbiamo chiesto di aiutarci a capire cosa sta succedendo, cercando di andare al di là della semplice cronaca fatta di risse, sballo, vandalismi e abuso di alcol e droga che quotidianamente raccontiamo. Dopo l’allarme e le proposte concrete lanciate da Simonetta Pozzoli (consigliere comunale e insegnante del Verri) tocca ora ad un altro formatore, padre Gorla appunto. Sul «Cittadino» di giovedì ospiteremo invece la riflessione di una mamma, una nostra giornalista che ha figli adolescenti. Non possiamo limitarci a raccontare quanto avviene per le strade di Lodi - e che ha protagonisti in negativo i ragazzini - senza provare a capire cosa sta alla base, cosa pensano e provano dopo due anni in cui complice la pandemia li abbiamo dimenticati, isolati, emarginati. E rinnoviamo l’appello alle forze dell’ordine affinché contrastino spaccio e vendita di alcolici in centro (le nostre denunce non si contano) e al Comune di Lodi perché metta a rete tutte le agenzie educative della città per affrontare - immediatamente - un problema che esiste e preoccupa.

Lorenzo Rinaldi

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