LODI La storia del Parco tecnologico padano finisce in tribunale
Dopo vent’anni di sogni e illusioni, arriva la richiesta di liquidazione giudiziale
Fine corsa per il Parco Tecnologico Padano. Dopo 20 anni di sogni e illusioni, sono stati depositati in Tribunale i ricorsi per la richiesta di liquidazione giudiziale, dando così seguito alla decisione assunta dall’assemblea dei soci della Fondazione a metà giugno. Una volta trascorsi i tempi tecnici del Tribunale per la valutazione dei documenti e l’ammissione alla liquidazione, sarà nominato un liquidatore che si occuperà di gestire la Fondazione Parco Tecnologico Padano, la Parco Tecnologico Padano Srl e forse anche la società operativa Ptp Science Park Scarl. Quest’ultima tecnicamente è l’unica ancora solvente e che potrebbe continuare a operare, ma la richiesta di liquidazione della Fondazione chiede al Tribunale di valutare se non sia opportuno assumere, in continuità con essa, anche la liquidazione della società operativa.
Il dubbio maggiore riguarda la liquidazione della Fondazione. In quanto tale, non è un soggetto fallibile, ma avendo tra i suoi scopi anche risultati economici, di fatto potrebbe essere ammessa. Diversamente, il tribunale adotterà altro strumento di liquidazione. La sostanza, insomma, non cambia: il Parco Tecnologico chiude definitivamente i battenti. Una volta nominato, il liquidatore provvederà alla gestione ordinaria e tenterà di vendere tutti gli asset per poter andare a saldare il debito maturato nei confronti delle banche, 22 milioni di euro circa, banche che nel frattempo hanno cartolarizzato il credito passandolo a società specializzate.
In attesa delle valutazioni del Tribunale, tra gli asset quello principale rimane l’immobile, attraverso la cessione del quale si stava sviluppando il tentativo di salvataggio da parte dei due soci principali e fondatori, il Comune di Lodi e la Provincia di Lodi. Per lo scopo Regione Lombardia aveva anche garantito 9 milioni di euro all’allora amministrazione comunale guidata da Sara Casanova, in un piano che prevedeva l’acquisto da parte del Comune di Lodi. L’amministrazione Casanova si era scontrata contro i pareri dei tecnici comunali. Il suo successore Andrea Furegato insieme al presidente della Provincia Fabrizio Santantonio hanno quindi provato la strada dell’acquisizione, sempre con i 9 milioni regionali, da parte dell’Università. Ma dopo mesi di trattative, il piano è tramontato. il Comune di Lodi potrebbe ancora avanzare una proposta d’acquisto dell’immobile con quei soldi (l’amministrazione era al lavoro per creare la sede di un pool di soggetti pubblici), ma potrà farlo a questo punto partecipando eventualmente all’asta indetta dal Tribunale.
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