LODI Il rogo delle cataste della cattedrale vegetale, la Procura non esclude l’incendio doloso

Avviate le indagini, nel territorio recentemente non sono mancati episodi simili con una connotazione politica

Carlo Catena

Dalla Procura della Repubblica di Lodi ci si limita a confermare che il fascicolo di indagine aperto martedì per l’incendio di una delle due cataste di pali rimossi dalla cattedrale vegetale è per incendio doloso. «Ma è un’ipotesi da confermare» chiarisce il Procuratore Domenico Chiaro. Se così fosse, sarebbe il secondo rogo opera di una mano incendiaria in meno di un mese, dopo quello del 13 agosto scorso del ripetitore per la telefonia mobile a Zelo Buon Persico, e anche in quel caso alle 5 del mattino, circa lo stesso orario in cui sono state segnalate le fiamme tra il legname al Revellino.

A Lodi indaga la polizia, a Zelo i carabinieri, ma i due episodi potrebbero anche essere collegati, visto che per fortuna gli incendi palesemente dolosi non sono frequenti nel Lodigiano, e dietro potrebbe esserci la mano di qualcuno che punta a gesti eclatanti, ma li compie in circostanze tali da non mettere a repentaglio la vita delle persone. Qualcuno che magari colpendo i resti della cattedrale vegetale pensava di dare anche un segnale politico, non si capisce bene quale. L’ipotesi del mozzicone buttato maldestramente la sera prima da qualche frequentatore della zona ovviamente può restare altrettanto valida, ma gli inquirenti sono stati visti soffermarsi attorno a uno squarcio nella recinzione metallica attorno al legname. I pali, rimossi a fine 2019 perché marci alla base e pericolanti, erano stati conservati, come spiegato dal Broletto, se servissero ulteriori accertamenti nel contenzioso nei confronti dei possibili colpevoli di errori di progettazione o realizzazione della “scultura vivente”, nella quale, secondo l’ispirazione dell’artista Giuliano Mauri (mancato prima che altri pensassero e realizzassero questa opera), gli alberi crescendo avrebbero creato le “volte” superiori con la loro chioma.

In zona gli incendi di ripetitori telefonici erano cominciati alle 5 del mattino del 16 gennaio scorso a Casale Cremasco con scritte a spray nero “no società digitale stop 5 g”, il 25 aprile era toccato a un altro traliccio per la telefonia a Offanengo, alle 4 del mattino, con la scritta “nessuna soglia va bene, stop 5 g”, e poi l’episodio di Zelo, con la scritta “no 5 g no green pass” con caratteri squadrati che appaiono molto simili a quelli delle scritte di Offanengo.

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