Lodi, il giallo del Campanile:la procura vuole fare chiarezza

Ci sono ancora troppi “misteri” sulla morte di Marco Passerini, il titolare del bar del Campanile trovato morto la mattina del 31 maggio scorso nelle cantine del suo bar in via Borgo Adda, e per questo la procura di Lodi non ha ancora tolto i sigilli al locale. Non è chiaro per esempio come l’uomo si sia tolto la vita, a che ora, cosa abbia fatto nelle ore precedenti al decesso, addirittura se la lettera di addio trovata vicino al corpo sia stata scritta di suo pugno. Ma soprattutto non è ancora stata trovata una cosa che invece, secondo gli inquirenti, avrebbe dovuto essere nel bar. Le indagini comunque sono in corso e tutti gli atti sono ancora secretati, quindi non è possibile avere ulteriori dettagli. «La procura vuole chiarirsi alcuni dubbi - si limita a confermare l’avvocato Alessandro Boienti, che da pochi giorni assiste la famiglia del barista -. Ma noi abbiamo svolto delle nostre indagini difensive e pensiamo di aver trovato la documentazione utile per rimuovere gli ostacoli che ancora ci sono. Lunedì o martedì presenteremo istanza di dissequestro, dimostrando che tutti gli aspetti ancora poco chiari possono essere spiegati». Dopo quella richiesta, è probabile che la procura disponga un nuovo sopralluogo nel bar, per trovare quello che ancora non è stato trovato. Solo a quel punto potranno essere rimossi i sigilli dalla saracinesca.

La procura non avrebbe dubbi sul fatto che Marco Passerini, 43 anni, si sia tolto la vita e sul fatto che nelle ore precedenti al decesso fosse solo nel bar. L’ipotesi è che si sia impiccato, ma quando è stato trovato era a terra e le cause della morte non sono apparse evidenti, così è stata disposta l’autopsia: gli esiti saranno depositati alla fine di luglio. La lettera di addio, invece, è nelle mani della polizia scientifica, per verificare che sia stata scritta proprio da lui, «anche se i contenuti non lascerebbero nessun dubbio» aggiunge l’avvocato Boienti.

Intanto la famiglia sta aspettando che questa situazione arrivi finalmente a una conclusione. «Abbiamo quel bar da 28 anni - spiega il padre di Marco, Antonio Passerini - e ancora tutte le mattine passo di lì. Vedere la saracinesca giù fa male, sembra che siano andati in fumo tanti anni di lavoro». Quando arriverà il via libera dalla procura, il bar verrà riaperto: ogni giorno di chiusura rappresenta infatti una perdita economica non indifferente per la famiglia, soprattutto se si considera che ormai questa situazione dura da quasi un mese. «Abbiamo sempre avuto una buona clientela, se entravano delle “teste calde” venivano subito buttate fuori. Comunque io e mia moglie siamo anziani, non ce la facciamo più a mandare avanti il bar. Quando sarà il momento venderemo».

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