LODI Dal plasma dei donatori la produzione dei farmaci per la cura dei pazienti Covid

Parte un nuovo progetto con i volontari dell’Avis regionale

Via alla raccolta di plasma per la produzione di farmaci, negli ospedali del territorio. Il progetto è portato avanti dal centro regionale sangue, insieme ad Avis regionale, il cui direttore sanitario è il medico di Lodi e primario del centro trasfusionale del Maggiore, Giuseppe Cambiè. Fino ad ora, ad essere coinvolti, nella raccolta di plasma, ma per l’infusione nei pazienti ammalati, erano stati i donatori Avis della zona rossa. Oggi, invece, tutti i donatori della provincia potranno partecipare al progetto nelle 4 sedi deputate alla raccolta, a Casale, Codogno, Lodi e Sant’Angelo. L’obiettivo, realizzare dei farmaci per curare le persone ammalate. Il progetto, a Lodi, partirà in questi giorni, non appena sarà adeguato il software necessario.

I soggetti candidabili alla donazione, recita il progetto, sono selezionati dai centri trasfusionali, nell’ambito degli elenchi, in base al criterio del tampone negativo e ricerca degli anticorpi anti Sars - cov 2 con presenza delle immunoglobuline Igg, con almeno 80 ua/ml. Ai soggetti contattati è proposto un appuntamento per un colloquio: i donatori verranno informati circa il programma e invitati, nel caso, a firmare il consenso. Il centro trasfusionale valuterà i criteri per l’arruolamento, inclusi i soliti criteri di idoneità alla donazione (anche tramite il tradizionale prelievo di sangue venoso) e poi fisserà gli appuntamenti per la donazione del sangue iperimmune. «L’età indicativa - recita il programma steso dagli specialisti - è tra i 18 e i 60 anni, ma per quanto riguarda le persone che donano volontariamente anche il sangue si valuta l’idoneità fino ai 65 anni. In caso di tampone positivo, la raccolta deve essere rinviata: per effettuarla servono 2 tamponi negativi dall’assenza dei sintomi. I donatori devono essere clinicamente asintomatici da almeno 14 giorni e da almeno 14 giorni non devono aver avuto contatti stretti con pazienti covid. Se il donatore sta bene e anche tutti gli altri esami del sangue sono nella norma, si può procedere con l’appuntamento per la plasmaferesi produttiva e la raccolta di 600/700 ml di plasma (la durata della plasmaferesi è di 45 minuti). Nell’arco di 30 giorni, a distanza di almeno 14 giorni una dall’altra, devono essere effettuate 2 procedure di raccolta. L’obiettivo è ottenere, dal plasma iperimmune, prodotti di livello farmaceutico, ossia plasma virus-inattivato con contenuto standard di anticorpi neutralizzanti anti-Sars-CoV-2 (“plasma iperimmune di grado farmaceutico S/D anti-Sars-CoV-2”) e “Immunoglobuline neutralizzanti anti Sars-CoV-2”. Per ottenere tali prodotti si usufruirà del servizio di conto lavorazione presso l’industria farmaceutica, come già accade per altri medicinali plasmaderivati ottenuti dal plasma donato da donatori periodici volontari. L’obiettivo è raggiungere, come esito sanitario, una copertura ampia della popolazione, aumentando la disponibilità di prodotti per uso terapeutico derivati dal sangue umano, a beneficio dell’accesso alla cure dei pazienti covid-19. « È auspicabile e rilevante, nell’ambito di tale strategia - spiegano Cambiè e i suoi colleghi -, il contributo dei donatori volontari di sangue che, pur asintomatici, abbiano sviluppato anticorpi in quantità adeguata. Un programma analogo era stato già sviluppato anni fa, in Lombardia, contro l’epatite B».

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