Lodi, il coronavirus entra anche alla Cagnola

Detenuto trovato positivo e subito trasferito, tamponi con esito negativo a tutto il personale

Il coronavirus è entrato anche nel carcere di Lodi: settimana scorsa un detenuto è stato trovato positivo al tampone ed è stato quindi disposto il trasferimento a San Vittore, dove da tempo è istituito un settore ritenuto in grado di ospitare in sicurezza persone potenzialmente contagiose. Una tornata di tamponi è stata eseguita anche per tutto il personale della casa circondariale di via Cagnola, fortunatamente con esiti solo negativi.

Nei mesi scorsi la struttura lodigiana era stata oggetto di lavori di ristrutturazione che avevano determinato la scelta di destinare a carceri milanesi anche i nuovi arresti, una limitazione temporanea che ora è rientrata. Sono sospese invece le funzioni religiose, per le quali non è stato trovato uno spazio ritenuto idoneo sotto il profilo del ricambio d’aria che è tra le prime raccomandazioni sanitarie per prevenire la diffusione del virus.

La direzione della casa circondariale, dopo il pensionamento dell’ultima dirigente Caterina Zurlo, è stata temporaneamente affidata alla reggenza del vice direttore del carcere di Bollate, il dottor Gianfranco Mongelli. Anche se i numeri di Lodi non sono mai stati drammatici, a livello governativo, per fare fronte a un sovraffollamento delle carceri che in piena pandemia rischia di trasformarsi in un’emergenza sanitaria, si sta preparando un decreto che prevede l’utilizzo del “braccialetto elettronico” per poter mandare agli arresti domiciliari quei detenuti cui manchino 18 mesi al “fine pena” e che non si siano macchiati dei cosiddetti reati ostativi, per mafia, corruzione o violenza sessuale, e che nell’ultimo anno non abbiano subito sanzioni disciplinari o abbiano partecipato a rivolte. Anche a Lodi in primavera c’era stato un episodio di battitura delle sbarre delle celle, a seguito delle prime restrizioni alle visite ai detenuti per ostacolare l’ingresso del covid nella struttura, cui erano seguite sanzioni e trasferimenti, e ciò significa che anche per alcuni dei ristretti di Lodi il “braccialetto” è precluso.

I dati del ministero della Giustizia indicano che nelle carceri ci sono già stati circa 150 positivi al covid-19, ripartiti in 41 strutture, su un totale di oltre 54mila persone attualmente in cella in Italia, e che il contagio ha coinvolto anche circa 200 agenti della polizia penitenziaria, di cui tre sono finiti in ospedale. Una situazione numericamente analoga a quella che si era registrata con la prima ondata, a inizio aprile, e che il ministero della Giustizia cerca di contenere con misure straordinarie temendo pericolosi focolai interni.n

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