Lodi: «Contro la violenza le donne devono imparare a chiedere aiuto»
Per Paola Metalla del centro La metà di niente serve però anche una svolta culturale: «Spesso è il principe azzurro che si trasforma»
«Se ne parla in certe occasioni, ma poi in concreto cosa si fa? Situazioni come queste ci dicono in modo chiaro che serve un cambiamento culturale, che permetta alle ragazze e alle donne di rendersi conto che è indispensabile chiedere aiuto, agli organi competenti e ai centri anti-violenza». Paola Metalla, presidente dell’associazione L’Orsa Minore, che gestisce il
centro antiviolenza di Lodi La metà di niente, parla piano, scandisce, mette in fila, come ha fatto altre volte, instancabile. Perché non basta parlarne davanti un efferato omicidio, non basta celebrare la ricorrenza della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne il 25 novembre. Bisogna fare di più, partendo dalle ragazze e dai ragazzi. I segnali d’allarme possono essere tanti, fin nelle relazioni tra giovanissimi, che già possono essere tossiche.
«Il maltrattante peggiore spesso ha un profilo sociale elevato - spiega Metalla - : è il più rispettato, è il bravo ragazzo, il bravo padre di famiglia, è professionalmente affermato. Di certo non ha un segno sulla camicia, non è riconoscibile, anzi. Spesso si presenta come il principe azzurro, che però poi arriva a schiacciare, psicologicamente e fisicamente. E spesso davanti a questo genere di maltrattanti affermati socialmente, per la donna è ancora più difficile farsi ascoltare, una donna che magari è anche già provata fisicamente e psicologicamente e passa per instabile e poco credibile».
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