LODI Contro la siccità c’è la macchina che estrae acqua dall’aria

L’ingegnere Lucia Cattani l’ha progettata insieme ai suoi colleghi della Seas, l’azienda che ha sede in Svizzera: «Le richieste stanno esplodendo»

Ingegnere in campo per frenare la siccità. In un momento di allarme generale per la situazione idrogeologica nel nostro paese, ha sempre più presa l’invenzione della Seas, il cui manager ricerca e sviluppo è l’ingegnere lodigiana Lucia Cattani. Quest’ultima è considerata la maggiore esperta, a livello nazionale, nel settore. L’ingegnere, infatti, insieme al suo gruppo, ha progettato una macchina, “Awa modula,” che è sempre più richiesta in tutto il mondo e ha ricevuto più di un premio, capace di estrarre acqua dall’aria e renderla anche potabile. Una macchina che, grazie al sistema di funzionamento, ha anche la capacità di raffrescare l’aria in estate e di scaldarla.

«La nostra macchina - dice Cattani - non può risolvere il problema della siccità, ma può dare una mano, eccome. Il problema dei cambiamenti climatici implica scelte importanti a livello idrogeologico che richiedono la presenza di sistemi di accumulo. Il tema, già noto, diventa sempre più urgente in questo momento. La nostra macchina può offrire un aiuto enorme. Funziona con lo stesso concetto di termodinamica sul quale è basato il sistema delle pompe di calore».

La macchina della Seas, spiega la dottoressa Cattani «prende l’aria dall’esterno e le toglie il calore. La temperatura dell’aria così si abbassa. L’aria è piena di umidità, si condensa, cambiando di stato diventa liquida. Questo processo ha tre effetti utili: si ottiene l’acqua, si ottiene l’aria raffreddata e deumidificata e abbiamo un flusso di calore. Si può usare il calore, per esempio, per scaldare l’acqua sanitaria, il fresco per raffreddare la casa e l’acqua prodotta per bagnare l’orto, per esempio, oppure lavare i pannelli fotovoltaici. Con un’unica spesa energetica si ottengono 3 risultati».

La Seas produce macchine grosse, in grado di produrre migliaia di litri d’acqua al giorno, di medie dimensioni che ne producono centinaia e di piccole dimensioni che ne producono decine. «Poi - aggiunge l’ingegnere - trattiamo l’acqua in modo che raggiunga parametri di bevibilità. Sono stati fatti test delle macchine ovunque, da Adubai al Messico.

«Ce l’ha chiesta anche la marina degli Stati Uniti, a San Diego - spiega l’ingegnere. L’azienda è nata ormai dieci anni fa. Speriamo di poter dare una mano concreta e garantire un bicchiere d’acqua potabile nei paesi che non ce l’hanno, oltre a contribuire al risparmio energetico».

Questo settore, in questo momento, sta esplodendo e la dottoressa Cattani, che se ne occupa dall’inizio, è considerata una delle massime esperte a livello nazionale. «Ci contattano diversi enti - spiega l’ìngegnere -. Siamo stati chiamati anche dall’Enel in Perù e dagli Emirati arabi. Speriamo di aiutare il numero più alto possibile di persone».

La dottoressa, tra l’altro, è cofirmataria, insieme alla professoressa Anna Magrini dell’università di Pavia e all’ingegnere lodigiano Paolo Cattani di uno studio scientifico per l’elaborazione di un modello matematico che serve a capire, proprio, quanto si sporcano i pannelli fotovoltaici, quante macchine ci vogliono e quanta energia si utilizza. I pannelli fotovoltaici, infatti, impolverandosi hanno bisogno di essere lavati per funzionare bene. Non sempre ci sono risorse idriche vicine alle distese di impianti fotovoltaici e i governi, come il Perù, dove la Seas ha portato la sua macchina,.non concede l’acqua della rete idrica per questo scopo. L’acqua di rete tra l’altro contiene dei sali che devono essere eliminate se si dovesse usare per i pannelli fotovoltaici. Per far funzionare la macchina si utilizza la stessa energia prodotta dai pannelli fotovoltaici. Quando si ha un surplus di energia di solito si staccano i pannelli, limitando così la produttività. Nel nostro caso, invece, l’energia viene utilizzata per produrre acqua. Uno degli ultimi ambienti di applicazione della macchina Seas è all’interno delle serre. In futuro potrebbe rilevarsi fondamentale in agricoltura e negli allevamenti. L’ingegnere Cattani è tra le 100 voci femminili della scienza nell’elenco pubblicato dall’osservatorio di Pavia e dall’associazione Giulia, in collaborazione con fondazione Bracco e il sostegno della rappresentanza in Italia della Comunità europea.

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