«Lodi, il Comune ignora i suoi gioielli»

Da villa Bianchi

all’ex Marzani fino al distributore di piazzale

3 Agosto: le associazioni chiedono più tutela

La ristrutturazione moderna dell’ex cinema Marzani fa a pugni con il contesto. Il vincolo a villa Bianchi non è arrivato. Il villino Pomini, pregevole esempio di residenza liberty, è stato cancellato e cancellati sono stati anche il distributore di piazzale 3 agosto e lo stabile di via Gorini.

Un fiume di contestazioni alla politica comunale di questi ultimi anni è arrivato dalle associazioni che si occupano della tutela dei beni artistici nel territorio: Italia Nostra, il Fai e il Touring club. Le tre organizzazioni hanno scritto una lettera aperta al sindaco di Lodi. «Chiediamo con forza che l’amministrazione comunale ed in prima persona il sindaco - scrivono i rappresentanti delle associazioni - si pongano a difesa e promozione, non solo del bello, ma anche di quanto il nostro territorio conserva sul piano storico, architettonico e culturale». Si tratta di «agire con una attenzione per l’esistente che, spiace dirlo - recita la lettera -, non appartengono a questa amministrazione. Quotidianamente incappiamo in pezzi di arredo urbano collocati disordinatamente e lontani dal contesto in cui forzatamente sono stati inseriti».

Per quanto riguarda le polemiche sulla ristrutturazione di via Gaffurio, le associazioni non se la prendono con il progettista. Secondo loro, «occorre interrogarsi, invece, su come e perché sia stato possibile arrivare a poter realizzare in pieno centro storico, in una delle vie che hanno (o avevano) conservato in modo più leggibile l’impronta medievale, un edificio così alieno da tale contesto».

Nonostante «i reiterati appelli e le relazioni presentate da Italia nostra e da altre associazioni culturali del territorio - scrivono le associazioni -, c’è stata una chiara volontà di non vedere e di non capire. La stessa volontà, poi, ha spinto l’amministrazione a non salvare villa Bianchi. È stata negata, infatti, l’apposizione di quel vincolo che avrebbe consentito di consegnare alle generazioni future un complesso di dimora signorile degli anni Trenta con giardino, celebrato nella sua eccezionalità dallo stesso Renzo Piano. La stessa volontà ha cancellato, inoltre, il villino Pomini. Il pregevole esempio di residenza liberty, con un giardino abbellito con essenze antiche e “storiche” di grande bellezza, ha lasciato il posto ad un anonimo condominio».

Questo “modus operandi”, secondo Italia Nostra, Fai e Touring, ha presieduto anche alla «sorprendente vicenda di abbattimento e ricostruzione ex novo del distributore di piazzale 3 Agosto, così come alla distruzione del grande stabile di via Gorini». Le associazioni lanciano l’allarme anche sul liquorificio Dolci di via Nino Dall’Oro, che «presenta in facciata interessanti elementi decorativi degli anni Trenta», e che è «seriamente minacciato», dovendo lasciare spazio ad un nuovo stabile.

Un accorato appello arriva, inoltre, per la fornace del Sandone, bell’esempio di «archeologia industriale. Per la sua difesa avevano presentato anche delle osservazioni al Pgt che però - denunciano - erano state respinte senza motivazione. Nonostante si fosse suggerito una sua possibile riqualificazione come sede per il museo della ceramica ora sta cadendo in pezzi».

Poi c’è l’asilo Bulloni, che si è salvato dalla distruzione, solo «per caso», dicono, ma che andrà incontro al «degrado se non si interverrà e non si penserà ad un suo recupero a fini culturali».

Eppure, rincarano, «i beni in questione, ad eccetto dello stabile di via Gorini,erano stati tutti schedati nel Sirbec, come beni di interesse storico e quindi, come tali avrebbero dovuto essere trattati».

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