
In fiamme i capannoni dismessi, e ormai nelle mani dei vandali, dell’ex Cetem di corso Mazzini. Ieri mattina intorno alle 11.30 alcune persone in via Selvagreca hanno visto del fumo uscire da un capannone e così sono stati contattati i vigili del fuoco. L’incendio, da quello che è stato ricostruito, era stato appiccato diverse ore prima, forse durante la notte o addirittura il giorno prima, visto che decine di migliaia di metri quadrati erano completamente invasi dal fumo. Non ci sono dubbi sul fatto che si tratti di un evento doloso, visto che i vigili del fuoco hanno trovato due inneschi e che a bruciare sono state materie plastiche che difficilmente si potevano incendiare da sole. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Lodi, ma dei vandali a quel punto non c’erano più tracce.
«Qui entrano in continuazione gruppi di ragazzi, sia di giorno che di notte - racconta una donna che vive in una casa “affacciata” sui capannoni -. Arrivano dai campi sul retro, scavalcano la recinzione e forzano le porte, poi entrano nei capannoni e negli uffici. Sentiamo rumori di ogni tipo, schiamazzi e vetri rotti, e spesso chiamiamo la polizia e i carabinieri. Solo due giorni fa io stessa ho visto un gruppo di 5 o 6 ragazzi, ma ho suonato il clacson dell’auto e li ho spaventati, facendoli scappare. L’area è abbandonata a se stessa».
I vigili del fuoco ieri sono arrivati in corso Mazzini, ma da lì non era possibile raggiungere il capannone. Così sono scesi in via Secondo Cremonesi e dalla zona industriale si sono avvicinati all’incendio. Per raggiungerlo hanno dovuto scavalcare una “barriera” di terra, fatta per contrastare i furti in zona, e portarsi dietro un tubo lungo centinaia di metri agganciato all’autopompa. Il capannone era invaso dal fumo e all’interno non si vedeva nulla, così è stato difficile individuare la zona dell’incendio. I pompieri sono entrati con le maschere dagli uffici e da lì hanno raggiunto un primo focolaio, di circa dieci metri quadrati, dove bruciavano isolatori in resina e canalette di vetroresina, mentre ad alcune decine di metri di distanza c’era il secondo focolaio che aveva interessato un bancale di legno ricoperto di rottami. Le pareti erano imbrattate con murales di ogni tipo e a terra c’erano bombolette spray, ma non sembra che siano stati trovati i segni di un bivacco.
L’intervento è durato circa un paio d’ore, necessario non tanto per spegnere l’incendio (operazione che non ha richiesto più di mezz’ora date le ridotte dimensioni del rogo) quanto piuttosto per far diradare tutto il fumo che si era formato. Non ci sono stati problemi di esalazioni tossiche e così non sono intervenuti i tecnici dell’Arpa o dell’Asl, soprattutto perché era bruciata una quantità minima di materiali plastici. La struttura e la copertura (in buona parte in eternit) non sono state intaccate.
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