LODI Alla Danelli un gazebo riscaldato per parlare con i parenti disabili VIDEO

Una nuova modalità per tenere i rapporti con gli ospiti della struttura: perché una carezza e un bacio attraverso il vetro sono più forti della paura del virus

Lei si affaccia alla vetrata e incomincia a mandare baci. Dall’altra parte della finestra c’è la figlia Eleonora, ospite del centro residenziale Danelli di via Gorini a Lodi. La struttura ha messo a disposizione un gazebo che confina con la grande vetrata del soggiorno. Dentro ci sono un fungo, per riscaldare l’ambiente, una sedia per i parenti, un tavolino con il disinfettante e poi un diffusore di essenze, che mentre profuma e purifica l’aria, crea un clima di relax. Il diffusore si illumina e di sera crea una macedonia di colori.

È la nuova modalità messa in campo dalla fondazione per consentire ai parenti di parlare con i loro famigliari ospiti della struttura. «Così ci possiamo vedere e mandare baci», commenta una mamma. «Abbiamo trovato degli altoparlanti da appoggiare alla vetrata perché la conversazione sia naturale. Ogni settimana cambiamo l’aroma del profumo. Cerchiamo di garantire accoglienza e umanità in un periodo in cui la prevenzione sanitaria rischia di toglierci la relazione interpersonale. Una modalità più vicina, più umana, una relazione che rimanga come un baluardo contro un processo pandemico che ci fa chiudere nelle nostre case».

Ordinare un gazebo d’inverno non è stato facile. Ci sono voluti 10 giorni, ma tra giovedì e venerdì la struttura è stata montata. «Noi crediamo molto nella stimolazione basale - spiega Chiodaroli -, essa consente alla coscienza più ritratta di comunicare attraverso i 5 sensi. L’abbiamo usata anche per le persone in stato vegetativo. Ci è stato facile, perciò, trovare un accessorio per poter dare una carezza profumata ai famigliari e creare, la sera, un’atmosfera di colori, particolarmente gradita dalle famiglie». A ogni parente, all’ingresso della tensostruttura, viene offerto un tè caldo. La postazione viene igienizzata tra un turno e l’altro. La fondazione Danelli, durante la pandemia, ha avuto 10 ospiti e 5 operatori contagiati. L’attenzione è massima. La fondazione ha acquistato di tasca propria oltre 180 tamponi rapidi, che stanno per arrivare e oltre 300 test sierologici pungidito. «Dal punto di vista psicologico - commenta Chiodaroli - è peggio della volta precedente. Nella prima ondata c’era l’energia positiva della lotta, il sentirsi eroi nel combattere il virus. Adesso c’è tanta stanchezza, la frase “ce la faremo” si è trasformata nel pensiero ricorrente “Non finisce mai”. Il nostro obiettivo, dunque, è volto a motivare gli operatori, cercare di restituire loro l’energia positiva degli inizi. Da quando abbiamo aperto, nel ’94, questa è stata la prima estate che non siamo andati al mare. Ero molto dispiaciuto. Abbiamo organizzato delle attività in cortile. I nostri ospiti erano così contenti e sereni che, ancora una volta, ho imparato dalla loro resilienza».n

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