LODI A 102 anni Alba Perinetti piega il virus

È risultata positiva al tampone alla metà di aprile, a seguito dei controlli effettuati a Santa Chiara dove è ospite. Ora si è ripresa e sorride

La sciarpa colorata al collo, gli occhi azzurri che scrutano attenti e curiosi. Quando ci avviciniamo alla vetrata del portone, Alba Perinetti è lì ad aspettarci, in salute: a 102 anni - il prossimo 2 settembre ne compirà 103 - e dopo aver superato indenne l’infezione da Covid-19. Dal buio di questi mesi, accanto alla drammatica conta delle vittime, emergono anche storie come quella della signora Alba Perinetti, ospite della Fondazione Santa Chiara di Lodi. La sua odissea - quella positività scoperta con i tamponi a tappeto agli ospiti - è partita a metà aprile. E per settimane si è temuto il peggio, soprattutto per l’età avanzata, ma Alba ha resistito ed è tra coloro che ce l’hanno fatta.

Niente contatti diretti causa rischio contagio: attraverso il vetro possiamo cogliere tutta la sua emozione e per parlarle componiamo il numero di telefono dell’interno, come fanno i parenti per parlare con gli anziani ospiti. Accanto alle operatrici del reparto Fiordaliso, Alba ascolta le parole e le domande, si illumina quando le diciamo di raccontarci della sua vita e da dove proviene. «Ancona - dice subito in un sussurro di gioia - quanto è bella e quanto è grande la mia Ancona». E via srotola pezzi di ricordi e di vita, polaroid familiari con il marito Giuseppe, dal primo incontro - si sono conosciuti perché vivevano nello stesso palazzo - al lungo corteggiamento di lui per conquistarla, in un turbinio di ricordi che sembrano quasi prendere vita nel racconto. Poi il matrimonio e il trasferimento a Milano, dove il marito Giuseppe, ufficiale giudiziario, era stato dislocato per lavoro. E ancora la passione per la cucina e per il prendersi cura della famiglia, i figli Graziella e Giorgio, che quando era studente di economia a commercio era solita sostenere con un viaggio di preghiera alla statua di San Carlo Borromeo di Arona, sul lago Maggiore, ad ogni esame. La figlia Graziella, il genero Claudio e il nipote Luca sono stati qui non appena Alba si è ripresa. «L’incontro è stato commovente - spiegano le operatrici - : la signora Alba non ha fatto altro che inviare molti baci al nipote attraverso il vetro ricambiata da lui». Un rapporto speciale quello tra nonna e nipote, che anche oggi è vivo e potente nella memoria di Alba, che si illumina quando parla di lui. Ricorda gli abbracci, il tempo passato insieme, le lasagne cucinate ai fornelli, da cuoca appassionata, come è stata appassionata dai viaggi. Quando le chiedono qual è il segreto per arrivare a 102 anni, con una forza tale da superare il dramma del coronavirus, è sicura. «Ah non c’è un segreto e forse è anche esagerato arrivare a quest’età» dice con un sorriso. «Nella struttura abbiamo allestito reparti diversi grazie al supporto di Medici Senza Frontiere, con dei codice-colore diversi e la signora Alba era nel reparto rosso - spiega la direttrice della Fondazione Santa Chiara, Maria Rosa Bruno - Si è temuto non potesse farcela, sia per l’età avanzata, sia per la virulenza del virus». E il nome e il suo volto sono diventati un esempio di «resilienza» per la struttura.

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