Liste d’attesa infinite per l’ecodoppler

Il direttore dell’Azienda Ospedaliera Giuseppe Rossi al lavoro su alcuni progetti: «Ciò che conta è dare la prestazione giusta al momento giusto»

Un bilancio sicuramente da migliorare ma non “tragico”. È quello tratteggiato dall’Asl di Lodi sui tempi d’attesa necessari ai pazienti di tutta la provincia per effettuare un esame. Nell’anno 2012 sono state monitorate 16.704 prestazioni ambulatoriali, di queste 16.219 sono state erogate nei tempi previsti dalle norme regionali e solo 485 hanno “sforato” il limite consentito, pari cioè al 3 per cento. È quanto specificato in un documento ufficiale nel quale si specifica che per quanto riguarda i ricoveri il 98 per cento delle prestazioni è stata puntualmente fornita: sulle 655 prescrizioni controllate, solo 14 sono risultate leggermente fuori tempo, pari al 2 per cento.

Nell’ambito territoriale dell’Asl di Lodi, le strutture che erogano servizi sono i quattro presidi ospedalieri di Lodi, Casale, Codogno e Sant’Angelo e le 4 strutture private, ovvero il poliambulatorio Medi Care, il laboratorio analisi Medical Gamma, il Centro Radiologico Lodigiano, il Centro di psicomotricità e due centri di medicina dello sport, il C.M.S e il Medical Sport Center. «Data l’offerta limitata - si sottolinea nel documento - molti cittadini si rivolgono spesso presso altre strutture».

Le “note dolenti” prese in considerazione dagli addetti ai lavori sono in tutto sette, si tratta delle prestazioni ambulatoriali dove la lista d’attesa si fa più lunga. L’ecocolordoppler, prima di tutto, l’elettrocardiogramma dinamico, l’esame audiometrico tonale; la risonanza magnetica nucleare all’addome inferiore e scavo pelvico (senza e con contrasto), quella al cervello e al tronco encefalico. Per le visite specialistiche, la maglia nera va alla prima visita neurologica (neurochirurgica) e ginecologica, la prima visita chirurgica vascolare, gastroenterologica, urologica/andrologica, di medicina fisica e riabilitazione e otorinolaringoiatra.

Negli anni sono state attuate alcune iniziative per ridurre le liste d’attesa, come l’aumento di ambulatori sul territorio o l’ampliamento d’orario, inoltre, molti accessi per il rilascio di certificazioni sono stati evitati grazie al rinnovo informatizzato.

Il direttore dell’Azienda Ospedaliera, Giuseppe Rossi, ha una propria “teoria” sull’intera questione: «Da sempre combatto con il problema dei “tempi d'attesa”, nel senso che la mia filosofia è completamente diversa. Bisogna dare al cittadino la prestazione giusta al momento giusto, a me non interessa che una moc (mineralometria ossea computerizzata, ndr) venga fatta dopo sei mesi, ma che se una donna ha un nodo al seno venga visitata subito e poi operata». Come si può raggiungere questo obiettivo? «Attraverso l’accompagnamento al paziente, che deve essere guidato nella maniera giusta, occorre prendersi carico del paziente nel suo toto e non dell’esame, facendo fare naturalmente gli esami che servono. L’unico modo è smettere di far girare i pazienti con le ricette rosse. Adesso stiamo lavorando a un cambiamento per quanto riguarda le erogazioni delle prestazioni cardiologiche ma ne parleremo a tempo debito».

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