Senza lavoro e senza speranza a (forse) vent’anni, chissà se “Matteo di Lodi” ha mai immaginato di suscitare così tanta curiosità attorno a sè, quando ha deciso di consegnare all’Adda la sua tristezza affinché se la portasse via con la corrente.
Ha infilato una lettera in una bottiglia di vetro e l’ha gettata nel fiume, sulla spiaggetta della Valgrassa, raccontando in poche righe una vita che non è la sua, o almeno non è quella che ha sempre immaginato. Matteo non ha ancora una faccia, non ha un cognome, una storia, ma dev’essere giovane. Anzi, giovanissimo. Il mistero che lo avvolge ha attirato l’attenzione dei media nazionali e pure quella dei ragazzi come lui, “sfiancati” dalla continua ricerca del posto giusto. Al lavoro e nel mondo. Un esperto di grafia, infatti, ha osservato con attenzione quella scrittura precisa e ordinata, e ritiene che l’autore possa avere 20 anni, forse uno studente che ha appena terminato il liceo.
Una considerazione nemmeno troppo scontata, perché a leggere bene la lettera, a volte si ha l’impressione che il protagonista sia così disilluso da avere sulle spalle molti più anni, oltre al fardello di numerose brutte esperienze.
«Quello che avevo immaginato e costruito mese dopo mese - scrive Matteo -, anno dopo anno, si è dissolto come un castello di sabbia. E al suo posto è apparsa solo la paura. la vera paura. Quella di rendersi conto di aver sprecato la propria vita per costruire qualcosa che non esiste». Qualche riga più in basso, però, emerge anche la consapevolezza di non poter far nulla per cambiare le cose, nemmeno i compromessi possono garantire una briciola di felicità: «Eppure - aggiunge Matteo - mi sento rassegnato e sconfitto dal nostro sistema, che purtroppo non lascia molta scelta a chi ha bisogno di farsi un futuro. E la cosa che più mi affligge è che non basta neanche scendere a dei compromessi per riuscire a vivere la propria vita serenamente».
A trovare la traccia che Matteo ha lasciato nell’Adda sono state le Gev, le Guardie ecologiche del Parco Adda Sud che sabato stavano perlustrando la zona della Valgrassa, tra Lodi e Corte Palasio.
Gli agenti in servizio sono rimasti senza parole di fronte alla pagina intrisa di malinconia e si sono chiesti quante altre persone stessero vivendo gli stessi guai. La prima a trovarsi la bottiglia tra le mani è stata Clara, che oggi custodisce il prezioso foglietto con l’intenzione di conservarlo. Forse, un giorno, Matteo deciderà di uscire allo scoperto, di farsi conoscere e magari raccontare le sue peripezie nel mondo del lavoro.
Gr. Bo.
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