L’EMERGENZA Boom di esami persi per il Covid nel Lodigiano: oltre 23mila in meno gli screening

Tra 2019 e 2020 le prestazioni erogate per la prevenzione hanno subito un calo di oltre il 74 per cento

L’incubo degli esami persi a causa del Covid nei 4 ospedali lodigiani. Ora l’Asst corre per recuperare. I primi dati, ottenuti tramite una richiesta di accesso agli atti da parte del consigliere regionale del Movimento 5 stelle Marco Degli Angeli, parlano di elevate percentuali di esami persi, nell’ambito della prevenzione, tra 2019 e 2021 e tra gennaio e febbraio 2019 e gennaio febbraio di quest’anno. La punta massima è il 74,71 per cento di prestazioni in meno per quanto riguarda il prelievo citologico (Pap test) a cavallo tra 2019 e 2020.

Andiamo con ordine.

Nel 2019 erano state eseguite 15mila 750 mammografie, nel 2020, a causa della pandemia, sono scese a 10mila 57. Significa che, tra 2019 e 2020, abbiamo perso 5mila693 prestazioni, cioè il 36,14 per cento. A gennaio e febbraio del 2019, le mammografie erano state 2mila 824, nel 2020 sono scese a 2mila 615 e nel 2021 a 2mila 181. Confrontando i primi due mesi dell’anno, quindi, abbiamo 209 esami persi, cioè il 7,40 per cento, tra 2019 e 2020, e 643, cioè il 22,76 per cento tra il 2019 e l’anno in corso. Per quanto concerne tutti gli screening oncologici di primo e secondo livello nel 2019 sono stati eseguiti 37mila 188 esami e 13mila 255 nel 2020. Si sono persi in totale ben 23mila 933 prestazioni (il 64,35 per cento).

Tra gennaio e febbraio del 2019, invece, gli screening erano stati 5mila 973, nel 2020 sono saliti a 7mila 266, con un incremento di 1293 prestazioni (il 21,64 per cento). A gennaio e febbraio del 2019 gli screening erano stati 5mila 973, nel 2020 sono saliti a 7mila 266, mentre nel 2021 sono rimaste ferme a 1827, cioè 4mila 146 in meno rispetto al 2019 (-69,41 per cento). Numeri in calo anche per quanto riguarda lo screening di colonscopia ed endoscopia, secondo i numeri forniti dal consigliere Degli Angeli. Queste prestazioni sono scese da 351 del 2019 a 166 del 2020, cioè il 52,70 per cento in meno. Se a gennaio e febbraio, gli esami erano stati 59, l’anno dopo sono diventati 52 e nel 2021 sono fermi a 6 (89,83 per cento ). I prelievi citologici, invece, nel 2019 erano stati 6mila (996 nei primi due mesi dell’anno), 1517 nel 2020, (870 a gennaio e febbraio), 184 nel 2021. La perdita di prestazioni tra 2019 e 2020 è stata di 4mila 483 esami (il 74,71 per cento) e tra gennaio e febbraio 2019 e gennaio e febbraio 2021 dell’81,52 per cento.

«Che il Covid si sia portato via gli esami è normale - commenta il consigliere -, quello che bisogna vedere è quanto il privato sia riuscito a sopperire alla sanità pubblica. Il pubblico ha dovuto dedicarsi all’emergenza da subito, mentre il privato ha dovuto prima stilare le convenzioni e solo a metà marzo è entrato in campo per la pandemia. La parte privata sceglie e si posiziona nell’ambito delle prestazioni remunerative, mentre il pubblico fa tutto il resto. Per questo ora che si sta riformando la sanità regionale bisogna porre attenzione a questi aspetti. L’assessore Letizia Moratti parla di parità tra pubblico e privato, invece, bisognerebbe parlare di complementarietà. Parità significa competizione di mercato e il pubblico soccombe».

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