L’Ecodoppler a Lodi? Nel 2013

Un anno e mezzo per l’ecodoppler. Duecento giorni per una ecografia e 100 per una visita urologica. Se i tempi d’attesa per le prime visite sono abbastanza virtuosi e, solo in qualche caso fuori norma, quelli per le visite di controllo, soprattutto per l’ecodoppler dei tronchi sovraortici, sono più problematici. Quest’ultimo esame è sempre stato, nel Lodigiano, il più critico per quanto riguarda i tempi d’attesa. La regione prevede per le prestazioni di controllo, di norma, l’esecuzione entro 180 giorni. Se si prenota un ecodoppler dei tronchi sovraortici, oggi, però, si riesce ad avere una risposta solo a metà 2013: normale poi che le persone si rivolgano al privato. «Gli esami di controllo per chi è operato vanno fatti dopo un anno. Il problema - commenta il primario della chirurgia vascolare Angelo Argenteri - è che dando la precedenza a chi fa la prima visita, la lista d’attesa si gonfia. E poi, soprattutto, ci sono tanti esami fatti senza indicazione. Abbiamo 30 esami alla settimana con il bollino verde, cioè in regime d’urgenza e per questioni legali devono essere eseguiti tutti. Chiedono gli ecodoppler delle carotidi a gente di 35 anni o gli ecodoppler per le varici. Che senso ha? Per le varici la diagnosi è solo clinica. Visto che non è un esame invasivo, la gente lo richiede e i medici lo prescrivono. Insomma, le liste d’attesa, per quanto ci riguarda, non sono legate a negligenza o malavoglia. Tutte le persone operate hanno già l’indicazione di prenotare subito l’esame di controllo». Alla prima visita, per la stessa prestazione, l’attesa è limitata a 28 giorni a Codogno e 13 a Lodi: bene quindi secondo la regione, la cui indicazione è di effettuarlo entro 40. Le liste d’attesa sono elevate anche per la tac di controllo del torace e l’ecografia dell’addome, ma, in quest’ultimo caso, solo a Lodi (201 giorni) e Codogno (195). A Sant’Angelo, infatti, l’attesa è di 80 giorni.

Per la Tac di controllo del torace, invece, bisogna aspettare 5 mesi, non più quindi dei 180 giorni consentiti dal Pirellone. Per una visita urologica di controllo servono circa 110 giorni di pazienza, ma ce ne vogliono 85, invece dei 30 previsti, per la prima visita. Lista eccessiva anche per la prima audiometria: se la regione chiede l’esecuzione in 40 giorni, a Lodi ce ne vogliono 54, 52 a Sant’Angelo e 72 a Casale. Per la prima ecocardio, invece, i pazienti devono attendere 56 giorni a Lodi, contro i 40 fissati, 41 a Sant’Angelo e 37 a Codogno. In chirurgia, invece, non ci sono grosse liste d’attesa, tranne che per i piccoli interventi ambulatoriali e di superficie.

La direzione generale ha appena dettato le regole ai chirurghi, chiedendo che diano precedenza alle patologie oncologiche e, in questo settore, la situazione è migliorata. Dispositivi di miglioramento sono in atto anche da parte della direzione sanitaria. «Le liste vanno molto per le lunghe - spiega il direttore sanitario Franco Pavesi - ma le risorse sono limitate. Ulteriori ampliamenti non si possono fare. Dovrei togliere gli operatori dai reparti. L’indicazione che ho dato ai medici è di occuparsi direttamente della programmazione dei controlli, nei tempi giusti. La richiesta, del resto, è altissima. Arriva anche dall’esterno. Anche quando aumenti l’offerta, poi, la risposta non diminuisce. Lo dicono i dati in tutto il mondo. Ho chiesto poi a chi prenota di non lasciare tempi vuoti. La nostra agenda verrà condivisa con il centro regionale di prenotazione e da gennaio anche le Tac si prenoteranno al numero verde. Alcune volte, per far fronte alle esigenze di tutti, forziamo anche le liste, mettendo, per esempio, 3 pazienti allo stesso orario. Questo genera qualche contrasto tra le persone, ma noi lo facciamo per accontentare tutti».

Adesso poi, per migliorare ancora la situazione, la direzione sanitaria vuole applicare il modello funzionante della senologia anche agli altri servizi: «Non si possono mandare le persone allo sbaraglio a prenotare un esame e poi un altro e un altro ancora - spiega il manager -. Devono essere i medici che prenotano subito le prestazioni necessarie per il paziente. Dobbiamo far gestire l’ammalato, non il percorso diagnostico. Questo è il messaggio che vogliamo dare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA