Le storie degli “esodati” lodigiani

“Il lavoro (chi l’ha perso, chi non lo trova)”: è l’iniziativa proposta dal comitato esodati di Lodi, per tenere viva l’attenzione sulla drammatica esperienza dei lavoratori che non hanno più uno stipendio nè la pensione in seguito alla riforma Fornero.

Un intero pomeriggio, quello di ieri, trascorso alla Casa del Popolo per raccontare con testimonianze, videoclip e musica dal vivo questa scottante tematica.

L’introduzione è stata affidata alla mostra fotografica sull’attività di sensibilizzazione promossa dal Comitato esodati nel corso del 2012. Immagini delle manifestazioni e articoli tratti da «Il Cittadino» sono stati esposti all’ingresso, a disposizione dei tanti visitatori che hanno poi assistito, in una sala attigua, agli interventi di disoccupati, precari ed esodati, pronti a raccontare la propria storia.

Luigi Lacchini, uno degli organizzatori, ha dato il via alle testimonianze: «Quello su cui rifletteremo fa parte di una storia che si ripete tutti i giorni e come tutte le storie comincia con c’era una volta». C’era una volta il lavoro. Ma poi la storia continua con la riforma del sistema pensionistico e con le speranze e i sogni cancellati. «A Lodi il 21 marzo 2012 è nato il Comitato esodati...in cerca di futuro - aggiunge Lacchini - che ha un solo scopo: cancellare la violenza che ha fermato le nostre vite. Oggi, dopo oltre un anno, siamo qui a riflettere su questa vicenda ancora immutata».

La parola è quindi passata a un commosso Alessandro Cremonesi, esodato lodigiano: «Sono un lavoratore, con anzianità lavorativa di 36 anni e sette mesi, incentivato all’uscita nel 2011 da Unilever Italia di Casalpusterlengo. La beffa per me è doppia: sarò senza lavoro e senza pensione. La situazione non è più sostenibile psicologicamente e ricade anche sulla buona armonia familiare». Anche Francesco Cisarri della Cgil è intervenuto per esprimere il suo sdegno nei confronti di un sistema che ha permesso alle aziende di giocare con la vita dei dipendenti: «Diciottomila persone nel nostro territorio non hanno lavoro, in decine di aziende sta per scadere la cassa integrazione straordinaria e alcuni settori, come quello tessile, sono quasi scomparsi - dice -. Tutto questo non può essere giustificato semplicemente con la crisi economica che per gli imprenditori diventa una scusa dietro cui nascondersi».

È stata una festa, ma dai risvolti molto amari, accompagnata anche dalle performance di alcuni artisti: la lettura di un monologo di Emilio Martinelli, le canzoni dei musicisti Michele Anelli e di Evasio Muraro, capaci di dare un volto a un popolo, quello degli esodati, che continua a sperare in una soluzione al loro dramma.

Angelika Ratzinger

© RIPRODUZIONE RISERVATA