LE RSU: «Garanzie? Sono solo promesse»

Mentre i vertici di palazzo Broletto e di via Paolo Gorini manifestano la loro preoccupazione per le novItà introdotte dalla legge regionale 2/2012 in tema di governance della Casa di Riposo, attualmente Asp di diritto pubblico, affrettandosi a giocare la carta della sua trasformazione in fondazione privata, in quanto, si legge in una nota diffusa dal Comune il 20 novembre 2013, rappresenterebbe «la soluzione maggiormente idonea a garantirne l’autonomia e il legame con la comunità locale », e il neonato comitato pro-fondazione sottoscrive l’appello «S. Chiara ai lodigiani» (Il Cittadino 14 gennaio 2014), quasi a dire che qualcuno l’abbia loro sottratta e portata chissà dove, S. Chiara continua a rimanere stabilmente ubicata in via P. Gorini 48 senza essersi mai spostata da lì. A confermarlo sono, non solo le decine di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno, 24 ore su 24, si recano al lavoro, ma anche, e sono molti, parenti, volontari e quanti affollano la struttura tutti i giorni. La paura che S. Chiara vada via, venga sradicata dal territorio e vada a finire nelle mani della Regione,sono queste le espressioni che si sentono dire, sarebbe la conseguenza delle disposizioni della L.R. 2/2012, la quale, novellando la legge regionale 1/2003, legge di Riordino della disciplina delle IPAB operanti in Lombardia, avrebbe «introdotto variazioni nella governance delle ASP» (così nella riferita nota di palazzo Broletto), in pratica regionalizzandola In realtà, la L.R. 2/2012, portando a compimento un processo iniziato con la legge statale di riordino delle IPAB, e in ossequio alle nonne vigenti in materia di separazione dell’attività gestionale da quella di programmazione e di indirizzo, ha affidato la prima ad un direttore generale, che diventa anche rappresentante dell’Ente, «nominato dal Consiglio di indirizzo, su designazione del Presidente della Regione d’intesa con il Sindaco del Comune in cui l’azienda ha la propria sede legale, tra gli iscritti all’albo regionale dei direttori delle ASP » (art. 9 c.1 bis L.R. 1/2003 come modificata dalla L.R. 2/2012 ), mentre all’organo collegiale dell’Ente, ora Consiglio di indirizzo, viene riservato il potere di «indirizzo e di verifica dell’azione amministrativa e gestionale» definendo «gli obiettivi ed i programmi dell’Ente e verificando la rispondenza dei risultati della gestione agli indirizzi impartiti », ( art. 8 c. 8 idem). Lo stesso articolo 8 considera organi di amministrazione delle Asp» a) il presidente; b) il Consiglio di indirizzo; d) il direttore generale», oltre ad elencare una serie di competenze amministrative proprie dello stesso organo collegiale. Quindi il Consiglio di indirizzo è, a tutti gli effetti, oltre che un organo di programmazione, indirizzo e controllo, un organo di amministrazione con competenze di alto profilo. Il numero dei consiglieri, poi, da 7 passano a 5, senza che siano stati alterati gli equilibri interni, rimasti immutati e a favore dell’ente locale. Se prima, infatti, su sette consiglieri due erano nominati dalla Regione, due dal Comune ed uno previsto dallo statuto dell’ASP, e quindi espressione del territorio, ora su cinque consiglieri assegnati, due sono di nomina regionale, due comunale e uno previsto sempre dallo Statuto dell’Ente, espressione, quindi, della comunità locale. I lodigiani continueranno come prima a fruire dei servizi della Struttura, secondo i consueti criteri di accesso, in perfetta continuità.

Dunque, non è in discussione la territorialità di S. Chiara, che continuerà ad erogare i suoi servizi ai lodigiani ed avrà nei consiglieri nominati dal Comune e dal proprio statuto, che, ricordiamo, sono la maggioranza, nonché nella loro attività di programmazione, indirizzo e vigilanza sulla correttezza gestionale, mi indiscutibile elemento di raccordo con la città e il territorio. Insomma, S. Chiara è e rimarrà sul territorio, a servizio del territorio e per il territorio, e la sua vocazione territoriale verrà assolta meglio rimanendo pubblica.

Quanto alla sua autonomia, che sarebbe stata messa a rischio dalla succitata legge regionale, basta, e avanza, richiamare quanto disposto al riguardo dall’art 7 e. 2, là dove dice: «Le Asp sono dotate di autonomia statutaria, regolamentate, patrimoniale, contabile, tecnica e gestionale....».

E allora, qual è il motivo di tanto allarme, quando, come si è visto, nulla è cambiato rispetto a quello che era già previsto fin dal 2003? E, soprattutto, perché si vuole privatizzare S. Chiara, pubblica da tempi immemorabili, trasformandola in fondazione? La fondazione di diritto pubblico nel nostro ordinamento non esiste: le fondazioni sono enti privati disciplinati dal codice civile. Organismo di diritto pubblico è, semmai, nozione di diritto comunitario , introdotta dal legislatore europeo al solo scopo di assoggettare un organismo, ente o soggetto di diritto privato che svolge una funzione di interesse generale, alle procedure di evidenza pubblica nell’assegnazione degli appalti. Per il resto, per quanto riguarda ad esempio il personale e le vicende legate alla sua assunzione e/o gestione ecc.. è una persona giuridica di diritto privato e agirà come tale! Adesso sì che i conti tornano. Certo, l’intervento della surrichiamata legge regionale sulla governance dell’Ente, riducendo le comode ed ambite poltrone di amministratori su cui a turno si avvicendavano i diversi consiglieridi, o graditi a, questo o quelpartito, con quelle meno comode e più anguste spettanti ora ai consiglieri - « la carica di componente del Consiglio di indirizzo è onorifica e dà diritto soltanto al rimborso delle spese sostenute » / art. 8 e. 19) - , nell’incessante lotta per accaparrarsele, ha il suo peso, ma non fino al punto da far credere che bisogna salvare S. Chiara, privatizzandola, dalle mire usurpatrici della Regione, che si è semplicemente limitata ad applicare la legge, come si è visto, al fine di garantirne una gestione ad essa conforme. Anche se la sindrome delle poltrone potrebbe far dire a qualcuno che S. Chiara si allontanerà a tal punto da Lodi e dal territorio da ritrovarcela un giorno sulla luna, la faccenda della governance è solo un pretesto per privatizzare e avere mano libera, in prospettiva, il prima possibile, per poter agire sul costo del personale: è solo questione di tempo.

Le rassicurazioni e le garanzie che l’attuale Ccnl non sarà toccato, anche se ciò sarà previsto dallo statuto della futura fondazione, sono solo promesse per rendere meno dolorosa l’operazione di privatizzazione, promessa che il tempo, in tutti i casi come questi, si è sempre incaricato di smentire clamorosamente. Basterebbe chiederlo ai sindacati che si vedono piovere disdette del Ccnl regione ed enti locali, applicati inizialmente in tante fondazioni, ex Ipab, del territorio, con contestuale comunicazione di voler applicare un Ccnl peggiorativo, tanto sotto il profilò del trattamento economico, quanto sotto quello dei diritti ed istituti giuridici.

Tutto questo le lavoratrici e i lavoratori di Santa Chiara lo sanno benissimo, anche perché è l’esperienza ad informarli; per questo hanno espresso la loro assoluta e quasi unanime contrarietà alla privatizzazione attraverso una assemblea e un referendum, e difenderanno la forma pubblica di Santa Chiara, con i denti se necessario.

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