Le Iene al Parco tecnologico

Nella piattaforma genomica sono stati esaminati due pezzi di pesce, che sono risultati appartenenti alla specie protetta smascherando i ristoratori fuorilegge

La Iena Giulio Golia bussa alla porta del Parco Tecnologico lodigiano per farsi aiutare ad incastrare gli spacciatori di carne di delfino.

Tutti conosciamo balene e delfini e nessuno, almeno qui da noi, si sognerebbe di mangiarli. In effetti, è anche illegale farlo, almeno dal 2005, anno in cui è stato firmato l’Accobams, l’accordo che ne vieta la caccia in tutto il mar Mediterraneo, il mar Nero e anche in parte dell’Atlantico. Non è però sempre stato così. Tra la Sardegna e la Liguria fino a non molto tempo fa era infatti molto diffuso il musciame di delfino, una sorta di filetto, oggi, almeno in teoria, non più reperibile. Esistono però gli appassionati ed è fiorito un mercato nero della carne di delfino.

Giulio Golia con due ricercatrici del Parco

La nota trasmissione de Le Iene, nella puntata di ieri sera, ha raccontato come si sia messa sulle loro tracce ed abbia acquistato sottobanco dei tranci di delfino. Come essere però davvero sicuri che fosse carne di delfino e non del semplice tonno? Ed ecco la telefonata al centro ricerche lodigiano che, grazie alle sue tecnologie DnaControllato, è in grado di dare un nome e un’origine anche ad un anonimo pezzo di carne.

«Tutti gli esseri viventi hanno un proprio dna che li rende unici - spiega Valentina Gualdi, responsabile della piattaforma genomica del Parco - noi qui abbiamo gli strumenti adatti per leggerlo e, confrontandolo con le sequenze presenti nelle banche dati, di dargli un nome. In questo caso, entrambi i campioni che ci hanno inviato Le Iene, sono risultati essere Stenella striata, una specie di delfino diffusa anche nel Mediterraneo».

Sembra fantascienza, ma non troppo, al Parco fanno milioni di analisi simili ogni anno, dalla carne al pesce, dai formaggi al riso, grazie al dna ciò che finisce sulle nostre tavole non ha più segreti e soprattutto è a portata di tutti. «Uno può pensare - prosegue Gualdi - che queste analisi siano costosissime e che richiedano tempi molto lunghi, in realtà non è così. Negli ultimi anni abbiamo fatto passi da gigante. Sequenziare il dna umano ha richiesto 15 anni e 3 miliardi di dollari, oggi noi qui impieghiamo una settimana e ci bastano poche migliaia di euro. L’analisi per identificare una specie, se urgente, può richiedere anche solo 2 giorni e costare poche decine di euro».

Risolto dunque l’enigma, gli uomini in nero hanno potuto chiedere ragione, carte alla mano, del perché si vendesse illegalmente carne di delfino.

«Questa è la via - sottolinea Cristiano Devecchi, presidente della Fondazione Parco Tecnologico - far conoscere le innovazioni che il Parco ha sviluppato in questi anni per garantire la qualità e la salvaguardia del nostro settore alimentare, proteggerlo dalle frodi e aiutare a trovare chi gioca sporco. Il fatto che le Iene ci siano venute a cercare, e che da Roma siano venute a Lodi, è segno che abbiamo davvero un’eccellenza da spendere, usiamola e valorizziamola».

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