
Le emozioni vissute dai lodigiani a Roma
LEONE XIV Le testimonianze di sacerdoti, giornalisti e giovani volontari ieri alla proclamazione del nuovo Papa
A Roma per prestare servizio da volontari durante il giubileo, Antonio Ceresa e Carlo Savarè si ritrovano catapultati nella festa per l’elezione del nuovo Papa, Roberto Francis Prevost, Leone XIV. In continuità con quel Leone XIII della Rerum Novarum che ha portato in primo piano i temi sociali e la questione operaia.
«Siamo a Roma da sabato - racconta Savarè -, siamo entrambi della parrocchia della Maddalena e del Borgo. Avevamo il turno in San Pietro tutta la settimana, a seconda dei casi il mattino o il pomeriggio e oggi proprio il pomeriggio. Il nostro compito è sostenere i pellegrini, chiedere se hanno bisogno, dare informazioni, guidare i percorsi. Ad un certo punto, verso le 16, abbiamo visto che la colonna dei pellegrini si era svuotata perché si erano diretti tutti in piazza San Pietro. E io ero proprio lì, quando si è affacciato il nuovo Papa. Non so come definire quel momento. È stato semplicemente incredibile, emozionante. Emozionante anche vedere la reazione della piazza, la gente che cantava, che piangeva, una emozione unica. Se dico da pelle d’oca non rende l’idea. È andata ben oltre ogni aspettativa. Il fatto è che la gente ci abbracciava, ci ringraziava, ma noi non avevamo fatto niente, solo il servizio d’ordine durante il giubileo. Avevamo dato la disponibilità a novembre per fare questa attività e ci siamo trovati nel mezzo del conclave. Bellissimo».
Ivana Faccioli, invece, giornalista lodigiana di radio Rtl 102.5 è andata a Roma con il suo caporedattore Enrico Galletti, per i funerali di Papa Francesco. «Ci hanno dato una posizione privilegiata - racconta -, proprio sotto il balcone. Abbiamo visto la piazza trasformarsi, quella silenziosa e in lacrime per Papa Francesco e quella esultante di oggi che si riempiva ora dopo ora, più si avvicinava la fumata bianca. Solo in giornata abbiamo visto che le quotazioni di Prevost erano salite e quindi avevamo preso in considerazione nelle cronache anche questa possibilità. Il Papa ha fatto un bel discorso molto bergogliano, bello questo strappo con la parlata in spagnolo, l’esaltazione della vocazione missionaria della chiesa, il discorso sulla costruzione dei ponti con le periferie del mondo. È stato emozionante». Anche don Edmondo Massari si trovava proprio lì, con la sua comunità, in San Pietro. «È stata una emozione fortissima - dice - anche per la scelta del nome che mi ha ricordato Leone Magno e Leone XIII il Papa della Rerum Novarum. Ho avuto la fortuna di assistere a questo evento. Era la prima volta».
Roberto Ponti, invece, oggi, durante la nomina, era in viaggio verso Vicenza, per la conferenza stampa del festival biblico. «Ho assistito alla diretta su Telenova - dice -. La cosa interessante è che ho degli amici agostiniani come il Papa, qualche giorno fa ho scritto loro dicendo: “Forse ci sarà un Papa agostiniano. Un congolese agostiniano che vive in Spagna mi ha risposto con il detto “In conclave si entra Papa e si esce cardinale”, invece non è andata così. Quando oggi gli ho riscritto mi ha risposto con la foto di quando era stato a Roma e si erano scattati una foto insieme a Papa Prevost. Papa Leone XIV è stata una figura molto importante nella curia, prefetto del dicastero dei vescovi, chiamato da Papa Francesco. Con Bergoglio c’è continuità e discontinuità, ha una esperienza molto interessante alle spalle. Ho chiamato un mio amico a Chicago, là sono tutti in festa. Sanno che non è trumpiano, questo è sicuro».
Anche don Marco Bottoni, direttore del centro missionario diocesano è entusiasta: «Possiamo cogliere da subito - dice - la continuità con Papa Francesco. È stato anche presidente della pontifica commissione per l’America Latina. Ho apprezzato molto il discorso in lingua spagnola. Si è rivolto al popolo che ha chiamato fedeli della chiesa, la sua diocesi peruviana. Ha espresso il desiderio di una chiesa missionaria, ha fatto riferimento alla pace fondata in Gesù, risorto. E poi mi è piaciuta la scelta del nome che ricorda quel primo Leone che convinse Attila a non distruggere Roma: un ambasciatore di pace».
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