Le battaglie del Lodigiano per la salute e l’economia

L’editoriale del direttore de «il Cittadino» Lorenzo Rinaldi

L’anniversario dei trent’anni dall’istituzione della Provincia di Lodi, il rinnovo del consiglio e del presidente provinciale e il voto per il nuovo sindaco di Lodi il prossimo giugno cadono in un arco temporale ristretto, pochi mesi, e rappresentano un’occasione di riflessione unica sul futuro del nostro territorio.Il punto di partenza riguarda la necessità di recuperare spirito di autonomia, volontà di autogoverno territoriale e un pizzico di orgoglio. Nel corso degli ultimi dieci/quindici anni due fattori hanno depotenziato il Lodigiano: la crisi economica e la spinta alla razionalizzazione “cinica”, che - ispirata anche da una certa politica - ha portato alla riduzione sensibile della capacità della Provincia di incidere sul territorio e all’accorpamento con Milano di enti e istituzioni, soprattutto di natura economica e amministrativa. Un passo indietro rispetto a quanto strappato con fatica con la nascita della Provincia di Lodi, all’inizio degli anni Novanta.

Intendiamoci, alcune delle razionalizzazioni erano collegate a un reale problema, cioè la non sostenibilità sul lungo periodo degli enti all’interno del bacino provinciale, stante anche i tagli dei finanziamenti; tuttavia oggi ci ritroviamo con una diminuita capacità di decidere il nostro futuro e con la necessità di confrontarci spesso con Milano e la sua Città Metropolitana, ambienti nei quali ovviamente il piccolo Lodigiano conta decisamente poco.

Non tutto però è perduto e, anzi, i prossimi mesi potranno essere sfruttati per riaffermare - nel concreto e non sulla carta - la voce del Lodigiano. Il ruolo di Lodi città capoluogo, capace di rappresentare l’intero territorio e fungere da cerniera e da collettore per le istanze dei comuni più piccoli è già oggi argomento di campagna elettorale. Se ne parla, ed è un bene. Ma se ne deve parlare di più. Il sindaco che uscirà dalle urne a giugno dovrà avere l’ambizione di rappresentare al meglio la sua città, ma anche di guardare all’intero territorio provinciale e, se necessario, dovrà alzare la voce per difendere non solo Lodi, ma tutto il Lodigiano.

Così come al presidente della Provincia è richiesto oggi un ruolo “coraggioso”, perché lo impongono i tempi: quello di esercitare con determinazione l’azione di sindacato di territorio e di ragionare sul “sistema lodigiano”, cucendo pazientemente il nuovo “abito” della Provincia. Le sfide epocali che abbiamo di fronte e i mutamenti in atto da anni - l’Alto Lodigiano dinamico e che guarda a Milano e la Bassa che si sta drammaticamente spopolando e impoverendo - impongono alla Provincia e al suo presidente l’adozione di scelte che tengano unito il territorio e che portino i servizi anche nei centri periferici per localizzazione geografica o importanza.

Due, a nostro avviso, i campi sui quali impegnarsi già nelle prossime settimane e che chiamano a confrontarsi, per il bene comune, la Provincia, il Comune di Lodi e tutti i sessanta sindaci del territorio.

Il primo, quello più importante e urgente, è quello della salute. La riforma sanitaria regionale è in fase di applicazione, ma sarà un processo lungo, non esente da rischi. I manager scelti dalla Regione sono temporanei, restano nel Lodigiano alcuni anni, la sanità pubblica invece appartiene a tutti i cittadini lodigiani. E dunque è assolutamente necessario che il presidente della Provincia, il sindaco di Lodi e gli altri primi cittadini seguano con estrema attenzione i cambiamenti in atto, siano vigili, ragionino per il bene del territorio nel suo insieme, senza l’ossessione degli ordini di scuderia: a loro chiediamo di rispondere ai cittadini in primo luogo e solo secondariamente ai partiti. Soltanto uniti - e il giornale è al fianco del territorio, da sempre - potremo far sentire le nostre ragioni presso Regione Lombardia.

Potremo ad esempio tornare a rivendicare con forza per il Lodigiano una propria Ats, Agenzia di tutela della salute, slegata dalla Ats Città metropolitana. La decisione regionale di cancellare l’Asl della Provincia di Lodi - riforma Maroni - è oggi criticata anche da molti sindaci leghisti: è possibile formulare una proposta concreta di autonomia, che veda tutto il territorio unito, e sottoporla al presidente Fontana e al vicepresidente Moratti? Il presidente della Provincia e il sindaco di Lodi se ne potranno fare carico?

Il secondo ambito nel quale impegnarsi da subito riguarda l’economia. È evidente che le decisioni di natura economica richiedono tempi molto più veloci rispetto alla politica, tuttavia fin da ora occorre ragionare sulla possibilità che il Lodigiano possa tornare ad avere un’autonomia almeno parziale nell’ambito della gigantesca Camera di commercio metropolitana. Non si tratta di lasciare Milano e tornare ad avere una Camera di commercio a Lodi (negli ultimi anni dell’indipendenza la Ccia di Lodi aveva decisamente perso forza propulsiva anche a causa di alcuni funzionari calati dall’alto e totalmente slegati dal territorio), si tratta invece di riuscire a riaffermare il concetto che il territorio lodigiano e la sua economia sono cose diverse rispetto a Milano e Monza. E agire di conseguenza ritagliando poco alla volta autonomia decisionale. È possibile impegnarsi in questa direzione senza che appaia una lesa maestà al capoluogo regionale?

Quanto ai territori e alle “alleanze”, chi l’ha detto che dobbiamo forzatamente guardare solo a Milano? Su Crema abbiamo già detto: è un territorio simile al Lodigiano per tessuto sociale ed economico, cominciamo a parlarci. Così come sarebbe interessante avviare un percorso serio di avvicinamento all’ampia area del Sudmilano, che da anni si sta organizzando in forma autonoma rispetto a Milano. Nel settore sociale, ad esempio, i sindaci sudmilanesi hanno dimostrato di essere in grado di fare rete al di là delle appartenenze politiche. Quanto al tessuto economico, le prime duecento aziende dei 15 comuni del Sudmilano nel quale «il Cittadino» è maggiormente radicato, nel 2020 hanno registrato un fatturato complessivo di 28 miliardi di euro (contro i 7 miliardi delle prime duecento aziende del Lodigiano): siamo davvero certi di voler continuare a trascurare ciò che sta immediatamente sopra i nostri confini?

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