Lavoro, la crisi contagia i “piccoli”

Autorizzate da gennaio a marzo 1 milione 309mila ore, l’appello di Uccellini della Cisl: «Utilizzare gli ammortizzatori solo quando è l’ultima spiaggia»

Alla fine, ci sono passati tutti. Tutti i settori, costretti a fare i conti con la cassa integrazione. Dopo l’industria, la metalmeccanica, l’edilizia e la chimica, tocca anche all’abbigliamento, all’arredamento, agli alimentari: la crisi sta contagiando pesantemente anche i “piccoli”.

La Cisl di Lodi ha diffuso i dati relativi ai primi tre mesi del 2014, le ore autorizzate di ammortizzatori sociali ammontano a 1 milione 309mila, così suddivise: 282.461 ore per l’ordinaria (-1,9 per cento rispetto alla fine del 2013), 476.510 per la straordinaria (-25,5 per cento),550.592 per la deroga (+103,4 per cento).

Complessivamente, il monte ore è cresciuto del 9,3 per cento, a fare la parte del leone sono metalmeccanici, chimici ed edili. Colpisce però la domanda del settore tessile, pari a 4.435 ore, dell’abbigliamento e dell’arredamento, 8.096 ore, e degli alimentari, 9.674.

«Purtroppo si allargano i settori coinvolti dalla richiesta di ammortizzatori sociali - afferma Mario Uccellini, segretario della Cisl Asse del Po, che riunisce i territori di Lodi, Cremona e Mantova -. Dopo l’industria adesso arrivano il commercio e l’agroalimentare, comparti che inizialmente sembravano indenni. Questo ovviamente ci preoccupa, non vediamo una via d’uscita. Mi sento di rivolgere un appello alle aziende affinché facciano ricorso agli ammortizzatori sociali solo quando questa è l’ultima spiaggia, privilegiando per esempio la possibilità di sfruttare la flessibilità settimanale degli orari o una diversa gestione delle ferie. Sarebbe auspicabile, inoltre, un maggiore ricorso ai contratti di solidarietà, c’è una legge nuova in proposito che penalizza meno rispetto al passato lavoratori e aziende. I contratti di solidarietà, inoltre, non creano disoccupazione aggiuntiva e tengono i lavoratori legati all’azienda, una soluzione quindi preferibile - conclude Uccellini -. Dal momento che i soldi per gli ammortizzatori sociali sono soldi pubblici usiamoli solo quando c’è assolutamente bisogno, avviando prima meccanismi di confronto all’interno dell’azienda e tra le parti».

Il ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga resta molto alto. Secondo quanto riferito da Cgil, Cisl e Uil, solo nel primo trimestre del 2014 sono arrivate in Regione Lombardia più di 6.500 domande che coinvolgono 35mila lavoratori di aziende in crisi, soprattutto piccole imprese senza altre forme di tutela. «Anche il ministro Poletti aveva dichiarato necessario continuare a finanziare questi ammortizzatori, ma fino ad oggi delle risorse necessarie non si trova traccia», vanno all’attacco le tre organizzazioni.

I sindacati sottolineano infine che per coprire il 2013 e per il primo trimestre del 2014 servono, a livello nazionale 1,4 miliardi di euro, nel caso della Lombardia il fabbisogno ammonta a 284 milioni di euro.

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