Lavoro, buco di 800 posti

Un esercito di senza lavoro che s’ingrossa sempre più. Dall’inizio dell’anno nel Lodigiano hanno perso il posto di lavoro 747 persone, un dato aggiornato al mese di settembre e fornito dalla Cgil. Più precisamente si tratta di 540 indennità di disoccupazione e 207 indennità di mobilità. Rispetto all’anno scorso i licenziamenti sono cresciuti di circa il 5 per cento e solamente nel giro di due mesi - agosto e settembre - 180 dipendenti hanno detto addio allo stipendio.

Nel frattempo le ore di cassa integrazione autorizzate stanno raggiungendo la soglia dei 3 milioni e mezzo, con una crescita del 37,92 per cento sul 2011.

In provincia i sindacati sono alle prese con una sfilza di trattative, come per esempio il “muro contro muro” all’ex Polenghi, dove in gioco ci sono 38 esuberi su 89 addetti. Non si sa ancora come andrà a finire il confronto tra parti sociali e vertici della Schneider di Guardamiglio, dove la proprietà vorrebbe trasferire 160 dipendenti a Stezzano, nella Bergamasca. Senza contare le difficoltà in cui versa il comparto chimico, alle prese ogni giorno con richieste di cassa. I 747 licenziamenti, inoltre, non conteggiano le oltre 50 lavoratrici della Solbiati di Massalengo che dall’8 novembre saranno ufficialmente senza più lavoro.

«È un’emergenza - commentano dalla segreteria della Cgil - alla quale occorre dare nell’immediato quelle risposte che sono attese ormai da troppo tempo. Le politiche recessive e depressive messe in atto dal governo non portano il paese fuori dal tunnel della crisi, anzi, comprimono la domanda interna e i consumi, mentre i tagli previsti alla spesa pubblica e al sistema sociale stanno già facendo pagare un prezzo altissimo ai ceti popolari, al mondo del lavoro e ai pensionati, finendo per prosciugare la ripresa e lo sviluppo. Occorre mettere al centro dell’azione politica e delle scelte economiche il valore del lavoro». Nel resto della Lombardia il quadro non lascia spazio a molte speranze, il sindacato sottolinea infatti che la disoccupazione è ancora una volta in salita e ha superato la soglia del 7 per cento. Dall’inizio della crisi, il tessuto produttivo della regione ha conosciuto un calo di circa il 25 per cento, in tutte le province l’elenco delle aziende e delle attività in difficoltà o vicine alla chiusura testimoniano «uno stillicidio continuo e inarrestabile e un preoccupante allarme sociale».

Complessivamente i licenziamenti, cioè le indennità di mobilità e di disoccupazione, tra il gennaio-settembre 2011 e il gennaio-settembre 2012, sono cresciuti del 25,79 per cento, al punto che in Lombardia l’esercito di coloro che non ha più uno stipendio ammonta a 45.370, e l’anno non si è ancora concluso. «In molte realtà la cassa integrazione non è stata in grado di contenere l’occupazione o di evitare la chiusura».

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