L’anno del “118”, crescono i codici rossi

Trecento interventi in più per il “118”. Il 2014 ha assistito alla crescita del numero dei soccorsi per la centrale operativa dell’emergenza urgenza di Lodi. Tra i sogni nel cassetto dei medici per il 2015 c’è l’arrivo di nuove apparecchiature sui mezzi di soccorso. L’anno che si è appena chiuso ha visto i mezzi del “118” intervenire, nella provincia, ben 22.822 volte contro i 22.564 interventi dell’anno prima. I codici rossi sono saliti del 3 per cento, passando da 2.670 a 3.282. A salire sono stati anche i codici verdi, passati da 5.313 a 5.763. In calo, invece, i gialli e i bianchi, calati rispettivamente da 14.413 a 13.628 e da 144 a 129.

«I prossimi passi - spiega Giorgio Beretta - sono di spostare il mezzo infermieristico da Lodi a Paullo. A Lodi, infatti, abbiamo calcolato che bastano le due automediche (cioè Msa, mezzo di soccorso avanzato) di Lodi e Casale, con il medico, l’infermiere e l’autista a bordo. I mezzi infermieristici, Msi, invece, attualmente sono a Sant’Angelo e a Lodi. Quello del capoluogo, utilizzato solo per metà degli eventi, cioè meno di quanto ci si aspetti (ovvero nei 3 quarti dei casi) può essere spostato a Paullo. In città, come a Casale, Codogno, Paullo e Sant’Angelo, la rete del soccorso si completa poi con i mezzi di base dotati di soccorritori a bordo, defibrillatori, tranne su un mezzo, e possibilità di trasmettere l’ecocardiogramma».

Il 2015, per partire con il piede giusto, dovrebbe portare, secondo Beretta, all’ecografo mancante sull’automedica di Casale e ad un massaggiatore automatico sulla stessa automedica. Il massaggiatore destinato a Lodi, invece, è arrivato venerdì scorso ed è importante per far riprendere l’attività cardiaca e praticare poi la coronarografia in alcuni pazienti.

Sull’automedica di Lodi, invece, servirebbe una sonda cardiologica, ma i costi sono elevati. Sarebbe importante poi completare anche la presenza di ecocardiogrammi sulle ambulanze più assiduamente presenti.

Per salvare più vite, secondo Beretta, potrebbe essere utile attivare anche «una campagna nazionale di formazione all’emergenza in tutte le scuole italiane. Medici e infermieri dovrebbero formare i docenti che poi possono lavorare assiduamente con i loro alunni. Secondo me - commenta - si potrebbero avviare anche delle campagne pubblicitarie tramite i mass media sulla riduzione del ritardo evitabile nell’infarto e nell’ictus. I volantini non servono a niente, mentre con una campagna televisiva si raggiungono in un attimo un “miliardo” di persone».

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