L’ANNIVERSARIO/2 - Frecciarossa deragliato: presto gli interrogatori difensivi, poi la parola passerà al giudice

Dirigenti di Rfi e Alstom hanno chiesto e ottenuto di essere sentiti dopo il fine indagini

Le indagini della procura della Repubblica di Lodi sul disastro ferroviario del Frecciarossa 9595 del 6 febbraio 2020 sono stata dichiarate formalmente concluse all’inizio dell’ottobre scorso ma i difensori di alcuni indagati, le figure di vertice di Alstom Ferroviaria e Rfi, hanno chiesto e ottenuto una proroga dei termini per poter presentare memorie e rendere interrogatori difensivi. E nei prossimi giorni alcuni dirigenti potrebbero comparire in Procura a Lodi, con i loro avvocati, per provare a chiarire la loro posizione. Gli interrogatori difensivi sono previsti dal codice di procedura penale per permettere ai Pm di valutare anche elementi a favore degli indagati, prima di formulare le eventuali richieste di rinvio a giudizio.

Già dalle ore successive al disastro ferroviario, di cui avevano parlato i mass media di mezzo mondo, il procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro aveva reso noto che il deragliamento appariva innescato da uno scambio rimasto in posizione di deviata, anzichè correttamente allineato in direzione Milano - Bologna.

A suggerire come ciò potesse essere successo erano stati poi i consulenti del pm Roberto Lucani e Fabrizio D’Errico, gli stessi del disastro di Pioltello. Che avevano evidenziato due fili invertiti, il 6 al posto dell’8 e viceversa, sigillati nell’attuatore fabbricato da Alstom Ferroviaria e installato dai manutentori Rfi per comandare lo scambio numero 5. Il pm Aragno, recatasi nella fabbrica di Firenze di quei componenti, aveva scoperto che il banco prova per la verifica dei cablaggi era illuminato da una lampadina fioca.

Alle 4 del mattino, dopo aver sostituito il vecchio attuatore (non perché fosse difettoso ma perché i progettisti avevano deciso che ogni 10 anni fosse meglio sostituire questi componenti) i manutentori di Rfi si erano accorti che la risposta elettrica era anomala. Ma dopo svariati tentativi si erano accontentati di una spia che finalmente segnava la posizione corretta. Gli indagati sono 15, oltre alle società Alstom e Rfi, ma i primi a uscirne saranno gli operai che quella notte lavorarono su altri scambi, e non sul 5.

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