
«La violazione dei diritti umani avviene con il plauso del pubblico» VIDEO
Dibattito sotto i portici del Broletto nell’evento promosso da Lodi solidale, Csv e Comune di Lodi

Lodi
Le guerre e le loro conseguenze sul lungo periodo, anche dal punto di vista psicologico. Poi la violenza crescente dei diritti umani in tutto il mondo e il focus su quello che sta accadendo a Gaza.
. Video di Cristina VercelloneLe guerre non si pagano in tempo di guerra
Ieri mattina, a partire dalle 10.30, sotto i portici del Broletto, si è svolto il dibattito promosso da Lodi solidale, Csv e Comune di Lodi, intitolato “Le guerre non si pagano in tempo di guerra. Il conto arriva dopo”, mutuato da Benjamin Franklin.
Barbara Archetti, presidente dell’Associazione Vento di terra, Ong di Milano, Danilo De Biasio, direttore della Fondazione diritti umani di Milano e Chiara Iacono, psicoterapeuta di Medici senza frontiere Italia, introdotti da Mariarosa Devecchi, assessore comunale alla partecipazione, hanno ribadito all’unanimità la necessità di agire di fronte alla soluzione armata delle controversie internazionali.
La dottoressa Iacono, che è stata a Gaza nel 2021 per un supporto psicologico ai colleghi di Medici senza frontiere e alle loro famiglie, dopo l’attacco bellico, e l’anno scorso è stata a Hebron, ha messo in luce come per lavorare in quell’area del Medio Oriente sia necessario addirittura cambiare il linguaggio utilizzato in Occidente. «Lì - ha detto - non è più neanche possibile parlare di disturbo post traumatico, perché il trauma che si va a trattare è continuo». La situazione rappresenta una sfida anche per la professione.
«La nostra fondazione - ha detto invece De Biasio, che è anche giornalista di Radio popolare, - si occupa di valorizzare i diritti umani tra gli adulti, attraverso varie iniziative, ma soprattutto lavorando con le scuole, facendo raccontare ai ragazzi l’importanza dei diritti umani, la loro violazione e la loro riconquista».
«Oggi qua, a Lodi, si sta parlando di Gaza - ha detto -, ma ci troviamo di fronte a una diminuzione dei diritti umani in tutto il mondo. Per usare le parole dell’ “Osservatore romano” di diversi mesi fa, i diritti umani sono a marcia indietro, stanno regredendo. Quello che sta accadendo non solo con le guerre e i conflitti, ma anche con i governi autoritari, è lì a dimostrarlo».
«Trovare una via d’uscita è molto difficile - ha ribadito De Biasio -. Io credo che ognuno di noi possa metterci almeno un granello di sabbia per provare a fermare questo ingranaggio micidiale dell’autoritarismo. È molto difficile perché in questo momento la violazione dei diritti umani avviene con il plauso del pubblico, vincono i governi autoritari: vincono le elezioni. Ciascuno di noi può parlare con le persone che ancora non conoscono questi temi, provare a convincerle che si sta molto meglio quando i diritti umani sono rispettati».
Per quanto riguarda Gaza, ha aggiunto, «in questo momento non si trovano neanche le parole per descrivere quanto sta avvenendo, non solo da parte di noi singoli cittadini, ma persino il segretario generale delle Nazioni unite ha detto che è una situazione che è oltre l’inumano. Di fronte a questo, stare zitti o voltarsi dall’altra parte è impossibile».
Accorato è stato anche l’appello della presidente di Vento di terra: «A Gaza con uno staff locale abbastanza ampio ci occupiamo di progetti a scuola - ha spiegato -, di supporto educativo, in emergenza. Abbiamo allestito delle tende, insieme alle attività educative facciamo supporto sociale, distribuzioni di aiuti, cibo, acqua e beni di prima necessità, in particolare attività per le donne. In questa situazione allucinante, in campi improvvisati, senza servizi igienici, senza acqua potabile e acqua corrente, c’è un tema forte legato al femminile: sostenere le donne è importante»
«Oggi siamo qua in questa piazza di Lodi - ha precisato - per parlare di ciò che sta succedendo a Gaza e ragionare in termini più generali su cosa porta una guerra rispetto alle scelte, invece, della pace e della diplomazia. Il messaggio che lancio è di prendersi cura di quello che succede, iniziando dalle proprie comunità, parlare, approfondire e tenere accesa la speranza, cercando anche come reti associative e città di fare la propria parte e di mettere al centro i diritti umani e i diritti internazionali».
«Voglio sposare le idee della mie colleghe di Gaza e mantenere appunto accesa una luce di speranza - ha detto la presidente Archetti -, ma allo stesso tempo sono molto pessimista per come procedono le cose. Per riuscire a fermare quello che sta succedendo ci vuole una volontà, soprattutto di natura politica e in questo momento è latente, anzi non sembra esserci a tutti i livelli: sembra essere legata solo agli interessi di natura economica o geopolitica, dove la vita delle persone è secondaria. La cosa difficile e molto critica in questa situazione è che si sta demolendo il sistema di diritto internazionale e le organizzazioni internazionali come ad esempio la corte penale internazionale. Questo è l’elemento a cui fare molta attenzione perché abbiamo avuto 80 anni in Europa per dotarci, dare fiducia e costruire i nostri strumenti che hanno permesso di mantenere un certo equilibrio; giocarli su una situazione per soli interessi, di breve periodo per altro, dal punto di vista economico, di economia di guerra, è estremamente pericoloso per il futuro di tutti».
Vento di terra è una delle Ong che riesce a resistere a Gaza, anche se «lavorare dentro Gaza è molto complesso - ha spiegato Archetti -, noi siamo una organizzazione più piccola rispetto ad altre, quindi pur nella complessità si riesce ancora ad operare. Le condizioni sul campo sono ogni giorno più difficili: da ormai 77 giorni non vengono fatti entrare aiuti: alimentari, carburante e medicine. Sono ferme fuori dal confine di Gaza per volere delle autorità militari israeliane. Questo significa che anche organizzare una distribuzione di cibo o una assistenza primaria medica alle persone che ne hanno necessità all’interno dei campi, agli sfollati, dove ci sono le tende, è praticamente impossibile. È estremamente difficile e complesso. SI può continuare ad operare, ma bisogna da questo punto di vista continuare a chiedere che venga fatta pressione a livello internazionale perché gli aiuti che sono fuori dal confine di Gaza e sono pronti a essere distribuiti vengano fatti entrare. La gente non può morire di fame, la fame non può essere usata come uno strumento di guerra. In questo momento stiamo partecipando a una delegazione. C’è un gruppo della società civile organizzato dalle Ong italiane, con l’Arci, giornalisti, parlamentari ed europarlamentari, a Rafah. Mi hanno scritto poco fa. Stanno visitando i depositi della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, per toccare con mano tutto quanto è bloccato e per volere militare non viene lasciato entrare per aiutare la popolazione all’interno della striscia di Gaza. Questo è un altro pezzo importante di quello che come organizzazioni continueremo a fare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA