La “Lilli” se n’è andata a 77 anni

La conoscevano tutti a Lodi, perché con tutti attaccava bottone e a tutti mostrava i vestiti colorati, gli accessori che tanto amava, come le borse che portava sempre con sé e i bracciali dalle tinte sgargianti. Se ne è andata mercoledì 18 dicembre alle 2 di notte, la “Lilli”, personaggio impossibile da non incontrare in centro città. Aveva settantasette anni, ma sull’annuncio mortuario l’età non compare.

«Lei si vedeva sempre giovane, e giovane la ricorderemo anche nella foto che sarà sulla sua lapide», dicono i familiari. La “Lilli” si chiamava Marcellina Bombelli, a Lodi era nata il 22 settembre 1935, per più di trent’anni era stata dipendente Snam e aveva sempre coltivato la passione per la ginnastica che aveva praticato come fanfullina.

Il fisico atletico era rimasto un suo vanto. Viveva da sola ma negli ultimi mesi non era più autosufficiente e da luglio era ricoverata presso la casa di riposo Santa Chiara, dove si è spenta mercoledì notte. I funerali sono stati celebrati ieri alle 14 nella cappella interna dell’istituto, prima della sepoltura a San Bernardo. «Aveva sempre lavorato, ora disponeva della sua pensione e apriva il cuore a tutti. Era stimatissima anche sul lavoro, intelligente, benvoluta da tutti», aggiungono i familiari della donna. A salutare “Lilli” c’erano le tre sorelle Ines, Mariuccia e Giuseppina, i cognati, i nipoti, gli operatori e i volontari di Santa Chiara che negli ultimi mesi l’avevano conosciuta meglio.

«Salutava tutti, era di animo buono, anche in reparto era evidente la sua umanità», raccontano, e non è difficile crederlo, come non era difficile fare la sua conoscenza, passeggiando in città. Impossibile non regalarle un sorriso, o forse era lei a regalarlo? Stupore ieri tra i passanti che si sono trovati a leggere l’annuncio mortuario. Visitandola presso la camera ardente di Santa Chiara, tra le firme dei visitatori qualcuno ha lasciato un pensiero che rimane ora come il saluto e il grazie di un’intera città: «E come poterla dimenticare... un mito lodigiano che adesso vagherà tra le vie più alte».

Ra. Bi.

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