La guida del consiglio comunale:

«Santa Chiara, coesione in aula»

«Sul progetto di fondazione per Santa Chiara c’è stata grande coesione in Broletto. Dimostrazione che quando si parla d’interesse territoriale, le divisioni sono di fatto inesistenti». Ad affermarlo il presidente del consiglio comunale, Gianpaolo Colizzi, che è intervenuto sul futuro della casa di riposo di Lodi. Alla guida dell’assemblea degli eletti dal 2003, promotore della lista civica “Nel solco di Guerini”, Colizzi ha ricordato l’impegno per la tutela dei dipendenti.

Lo scontro sul progetto di Santa Chiara sta diventando molto acceso, perché come gruppo vi siete schierati dalla parte della fondazione?

«Abbiamo brillantemente ed efficacemente spiegato i motivi per cui ci è parso doveroso fare quella scelta, credo che sia pleonastico ripeterli. In sintesi abbiamo ritenuto doveroso mantenere nella titolarità dei lodigiani la cura dei nostri anziani e non devolverla ad altri, magari provenienti da altri territori, senza legami alla nostra tradizione, alla nostra esperienza e cultura. Tra l’altro, il primo punto che ci si è posti quando abbiamo cominciato a riflettere su questa ipotesi, è stato quello di tutelare il personale, le loro carriere e i diritti acquisiti. Con questo progetto rimarrebbe in funzione per i dipendenti il contratto in vigore per gli enti locali, con il mantenimento di anzianità e carriere».

C’è stato un doppio voto in consiglio comunale, come mai questa procedura?

«Il primo voto era sugli indirizzi, che era poi il punto di avvio obbligatorio di questa procedura. Poi si è preferito portare una bozza di statuto all’interno delle commissioni capigruppo e commissioni competenti, che hanno fornito elementi utili per migliorare e rendere più efficace la fondazione stessa. Abbiamo ritenuto che fosse giusto che il consiglio comunale concludesse questo iter, fatto salvo che tocca comunque al consiglio di amministrazione di Santa Chiara la deliberazione finale. Voglio sottolineare che il risultato raggiunto in consiglio comunale è stato straordinario, con 29 voti favorevoli. In tanti anni difficilmente ho visto una coesione così forte tra opposizione e maggioranza. Questo dimostra che i concetti di lodigianità e rispetto territoriale sono forti in tutti. Una volta di più il consiglio ha dimostrato che anche nelle differenze, quando si parla di questioni di interesse territoriale, le divisioni sono di fatto inesistenti».

Nell’ultimo voto in aula c’è stata però una forte protesta davanti al Broletto. Come ha vissuto quella serata?

«È stata una serata particolare, in cui la rispettabile posizione di contrasto del sindacato, si è manifestata in modo molto visibile. Mi spiace di avere dovuto raccogliere il senso complessivo di una grande preoccupazione. In realtà noi la prima cosa che abbiamo fatto è stata garantire il destino dei dipendenti. In tanti anni di esperienza ho visto diversi scioperi. Credo che questo faccia parte del confronto, anche se acceso, tra rappresentanti dei lavoratori e amministrazione. Questa volta un momento vero di preoccupazione, concreto, non c’è. Gli incontri tra amministrazione di Santa Chiara e Rsu sono stati numerosi. Non credo si possa dire che non c’è stato dialogo. Non avrei mai votato un provvedimento di questo genere, se non fossi stato certo che i diritti dei lavoratori fossero stati rispettati, così come gli standard assistenziali».

Ora come si può recuperare il rapporto con i lavoratori, così critici nei confronti del progetto?

«Da parte della politica ci vuole tanta pazienza nel capire le ragioni, che ognuno dei lavoratori porta in sé. Il vero lavoro che può fare l’amministrazione e le forze politiche è rassicurare i lavoratori che nessuno li metterà in crisi o in mobilità. I loro posti di lavoro verranno mantenuti. In ogni caso valgono sempre le norme previste dallo statuto, che io considero garantista. Per cambiare lo statuto, nella parte che riguarda i lavoratori, servono percentuali molto elevate. Su 32 consiglieri comunali di Lodi serve una maggioranza del 95 per cento, bastano quindi 2 consiglieri che non siano d’accordo per modificare lo statuto».

I sindacati hanno però parlato di una “privatizzazione” per la casa di riposo…

«Se negli anni scorsi si fosse voluto puntare ad una privatizzazione c’erano le possibilità, se quello fosse stato il vero obiettivo i mezzi c’erano. Bastava chiudere il bilancio in rosso per due anni di seguito, senza intervenire con i fondi di riserva, e l’Azienda servizi alla persona sarebbe diventata una fondazione privata. Così prevede la legge regionale. Voglio ricordare che la Regione non ha mai dato contributi per la gestione corrente della casa di riposo, né per gli investimenti privati derivati da sue scelte di standard. Si è limitata ai contributi sanitari, dovuti per giornate di degenze e patologie, contributi medesimi per Asp e fondazioni. Devo dire che per Santa chiara non sono mai stati rivalutati e sono insufficienti a reggere le elevate e onerose prestazioni sanitarie della nostra casa di riposo. Il Comune di Lodi ha sempre dato una mano ed erogato consistenti contributi per nuovi servizi e continuerà naturalmente a intervenire»

Ma è vero che avete chiesto il vice presidente della futura fondazione e farete la proposta dell’ex assessore Umberto Pensa?

«Per ora questa è l’ultima partita alla quale ci siamo dedicati. Fino a qualche giorno fa non sapevamo neanche il numero degli amministratori previsti. È evidente che nel momento in cui ci sarà da decidere le persone adatte all’amministrazione, come tutti faremo le nostre proposte. Le liste votate dai cittadini hanno il diritto e il dovere di presentare proposte per il governo degli denti e delle fondazione. Poi quali saranno le scelte verranno fatte dal sindaco».

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