La famiglia e l’avvocato di Sali: «Giovanni è stato ucciso»

«Giovanni Sali non si è affatto suicidato ma è stato ucciso da soggetto o soggetti che l’inquirente non è riuscito a identificare». L’avvocato Olivo Rinaldi, che ha assistito la moglie e le figlie dell’appuntato scelto Giovanni Sali, morto per colpi di pistola attorno alle 17.40 di sabato 3 novembre 2012 mentre era in servizio come carabiniere di quartiere in via del Tempio, rompe il suo proverbiale silenzio, dopo che l’archiviazione dell’indagine per omicidio volontario e violazione della legge sulle armi a carico di ignoti è diventata definitiva.

La procura di Lodi nel gennaio di quest’anno aveva chiesto l’archiviazione perché il fatto non sussiste, escludendo cioè che si fosse trattato di un omicidio. Ma i familiari e il legale avevano presentato opposizione: «Hanno giustamente preteso che non si dica che il loro caro si è ammazzato e l’Ordinamento, almeno in questo, non le ha deluse - prosegue tra l’altro Rinaldi -. Ovviamente non possono pretendere che il suo omicida venga identificato e punito se ciò è diventato oggettivamente impossibile». Il gip, differentemente dalla procura, ha concluso per l’archiviazione ma motivandola per essere rimasto ignoto l’autore del fatto.

L’avvocato ricorda che la procura ha parlato di «natura chiaramente suicidiaria» della tragedia e a ciò contrappone la considerazione sua e dei familiari del carabiniere: «In realtà Giovanni Sali era l’ultima persona al mondo che si sarebbe tolta la vita».

Il gip, nel suo decreto di archiviazione, pone l’attenzione soprattutto sui minuti del ritrovamento del carabiniere gravemente ferito. “Dalle indagini svolte non è emersa la presenza di alcun testimone oculare... ma gli elementi salienti sono stati desunti dalle dichiarazioni di due automobilisti” che transitavano nella prospiciente via Indipendenza. Il primo testimone. M., aveva dichiarato di aver visto un carabiniere che camminava solo e tranquillo all’inizio di via del Tempio, all’altezza del raccoglitore della Caritas di via Indipendenza. Dopo aver percorso circa 40 metri, il testimone numero 1 sentiva “chiaramente tre forti colpi”, e guardando nello specchietto aveva visto fermarsi l’auto che lo seguiva.

Su quest’altra auto il testimone numero 2, V., ex poliziotto, a bordo con moglie e figli, che dice di aver sentito i tre colpi “spalmati nell’arco di 1 o 2 secondi” mentre si avvicinava all’incrocio Indipendenza - del Tempio a circa 100 metri di distanza. “Proseguendo la marcia a bassissima velocità, ho girato lo sguardo verso la via del Tempio...Ho scorto una figura a terra indossante l’uniforme dei carabinieri. Ne vedevo solo parte, cioè dal torace a scendere perché la testa non la vedevo a causa della Fiat Panda posteggiata a lato della strada. ho anche osservato che il carabiniere aveva le braccia alzate al cielo, come se stesse invocando aiuto. Ma il finestrino dal lato di mia moglie era chiuso, quindi non potevo udire eventuali invocazioni”, dichiara il testimone 2. Che poi si avvicina a Sali e osserva che “il carabiniere non aveva i guanti perché li ho visti a terra. Non aveva segni, graffi o lesioni apparenti...la pistola mancava dalla fondina ma vi era il cordoncino che partiva dal cinturone e finiva sotto la gamba destra”. Inoltre, “Non ho notato portadocumenti a terra”. Si tratta della cartelletta che Sali aveva sempre con sé: il gip constata che negli atti dell’indagine non è annotato il punto esatto dove è stata ritrovata. Arrivano quindi i soccorsi. “Io sono rimasto lì ma non ho visto quando è stata recuperata la pistola - conclude il testimone 2 -, ho solo visto un bossolo per terra nei pressi della parete opposta a quella dov’era parcheggiata la macchina”. “Malgrado l’enorme mole di indagini svolte....la triste conclusione cui si giunge è che non si è riusciti a ricostruire in termini di certezza la causa e le modalità della morte dell’appuntato Sali - conclude il Gip -. Si ritiene di dover dissentire dalle conclusioni del pm soprattutto per i termini di assoluta certezza utilizzati...irrealistico appare ipotizzare l’esplosione di un terzo colpo del tutto distante e in direzione opposta agli altri due”. Secondo il gip è anche plausibile che un killer professionista possa essersi nascosto in un portone per sparire poi nella confusione prima che venisse transennata la via.

© RIPRODUZIONE RISERVATA