La crisi blocca i “sogni” di Lodi

Aziende storiche ormai dismesse e vecchi depositi abbandonati sono in attesa di essere recuperati, dall’ex Monopolio all’ex Macello

Si potrebbe chiamare la “Lodi che non c’è”. Una città del Barbarossa dove la crisi ha fatto sì che numerosi progetti immobiliari - pubblici e privati - siano ancora fermi al palo. Nuove costruzioni o riqualificazioni di cui spesso si sente parlare da anni e che avrebbero dovuto disegnare un nuovo profilo al capoluogo. Allo stesso tempo avrebbero dovuto dare un po’ di ossigeno alla casse comunali: senza oneri di urbanizzazione, per il Broletto sono guai grossi. Naturalmente non è detta l’ultima parola, anche se ognuna delle situazioni prese in considerazione ha le sue peculiarità.

L’elenco non può che partire da quelli che possono essere considerati senza dubbio due simboli di Lodi, due fabbriche storiche: l’ex Linificio e l’ex Abb, entrambe a San Fereolo. Il primo è in vendita per un valore di 6 milioni e mezzo di euro, ma fino a questo momento nessuno si è fatto avanti. Per le ex Officine Adda, invece, dopo un braccio di ferro tra Comune e Banca Popolare, ora una commissione di esperti dovrà valutare il progetto presentato dalla società Nadir, che comunque prevede un recupero dell’area a fini residenziali.

Non molto distante dall’ex Linificio e dall’ex Abb, nel quartiere Fanfani, si trova un altro “gigante” che ha scritto la storia del capoluogo: il Consorzio agrario. Lo scenario è piuttosto delicato, la struttura sommersa dai debiti è stata recentemente rilevata dai “colleghi” di Piacenza, i quali hanno affittato un ramo d’azienda. A nessuno sfugge l’importanza, dal punto di vista immobiliare, dell’intera area.

Basta spostarsi di qualche metro e ci s’imbatte in un altro “ex”, quello che una volta era il deposito dell’Atm. Un progetto esiste, ma si aspettano le risorse: la Fanfulla ginnastica e scherma ha intenzione di riqualificare la struttura ormai dismessa realizzando una palestra, il Broletto ha dato il via libera al progetto preliminare per i lavori e ha autorizzato l’associazione sportiva a richiedere un finanziamento alla presidenza del Consiglio dei ministri. Il costo dell’intervento, infatti, è elevato, ammonta a 985mila euro.

Una delle aree dismesse per eccellenza è l’ex Cetem di corso Mazzini, sede di un’altra celebre azienda “made in Lodi”. Qualche settimana fa il Comune ha imposto alla proprietà di provvedere alla rimozione dell’amianto dalle coperture.

C’è poi l’ex Macello, a ridosso del centro storico e dietro al tribunale. Nel corso della campagna elettorale Simone Uggetti, eletto poi sindaco, aveva ipotizzato la nascita di un maxi parcheggio da 360 posti. Un’opera che, però, dovrebbe essere realizzata attraverso la finanza di progetto, come nel caso della nuova piscina: una soluzione difficile, visti i tempi che corrono, ma anche un’opera impossibile per le sole forze del Comune.

Dopo una lunga attesa si è aperto uno spiraglio sull’ex Monopolio di via Gorini, la Bcc Centropadana sarebbe interessata all’acquisto dell’immobile per realizzare un posteggio destinato ai dipendenti. La trattativa è in corso, è necessario infatti provvedere ad alcuni adeguamenti urbanistici.

in seguito alla chiusura dei Magazzini Cariplo per la stagionatura del grana avvenuta nel 2008, un’area di proprietà della Cooperativa Laudense, in viale Milano c’è un pezzo di città in attesa di cambiare volto.

A quel tempo alcuni operatori immobiliari si erano fatti avanti per acquistare l’ultimo centro di stagionatura “conto terzi” rimasto nel Lodigiano, ma finora nessun cantiere è partito. Infine, è doveroso citare gli interventi di edilizia residenziale in cantiere, un settore messo a dura prova dalle difficoltà economiche. Il più significativo, ma anche il più discusso, prende il nome di “Spina verde”: 169 appartamenti su un’area di 57mila metri quadrati. tra via D’Azeglio, viale Milano e via Bocconi. Nei paraggi si trova Villa Bianchi, la cui riqualificazione aspetta l’arrivo di un imprenditore interessato al recupero.

Greta Boni

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